Un «Passaporto europeo delle competenze», a cui ispirare i parametri nazionali sulle professionalità nelle pubbliche amministrazioni, un network comunitario dei centri di eccellenza nella formazione del personale pubblico, di cui la Scuola nazionale dell’amministrazione (Sna) si candida a essere l’hub italiano, e l’avvio di una strategia comune europea per il rafforzamento delle capacità organizzative e di leadership dei manager pubblici. Sono i tre assi su cui è stato incardinato il lavoro del gruppo internazionale di esperti creato dalla Dg Reform della Commissione europea, guidata dall’ex presidente Consob Mario Nava, che ieri e oggi a Caserta ha tenuto la sua prima riunione “deliberativa”. Dopo le consultazioni degli scorsi mesi, nell’iniziativa nata a fine 2021, sul tavolo del Gruppo di esperti ci sono ora le decisioni da assumere in vista del ComPAct, la prima comunicazione dell’Esecutivo comunitario in fatto di pubblica amministrazione che sarà adottata il prossimo autunno.
Il dossier è al centro dei lavori che ieri e oggi riuniscono gli 87 componenti del Gruppo alla Reggia di Caserta, dove è ospitata anche una sede della Sna. Nelle intenzioni del Governo la scelta del luogo serve anche a rimarcare un protagonismo italiano a cui punta il ministero per la Pa attraverso la proposta sulle tre linee d’azione.
«La Commissione potrà contare sul convinto sostegno dell’Italia nell’elaborazione del ComPAct sia in questa fase finale della sua elaborazione sia soprattutto nella fase di messa a terra», sottolinea il titolare di Palazzo Vidoni Paolo Zangrillo. «Ci sarà un forte contributo dell’Italia nella promozione di queste tre iniziative fondamentali conferma la presidente della Sna Paola Severino e il “Caserta Dialogue” serve a dare il via immediato ai progetti».
L’obiettivo è quello di costruire una fra le eredità strutturali più importanti promessa dai Pnrr, quella di una Pubblica amministrazione rinforzata negli organici ma soprattutto rinnovata nelle competenze e nelle modalità di gestione. Un obiettivo non solo italiano, che da noi ha già però posto le premesse nella riforma degli ordinamenti e nei nuovi contratti. E che ora prova a svilupparsi a livello comunitario.
Fonte: Ministero per la Pubblica Amministrazione