La nuova legge quadro sugli interporti, pubblicata in Gazzetta Ufficiale e in vigore dall’11 dicembre, ridisegna il sistema logistico italiano introducendo principi, criteri e strumenti per lo sviluppo coordinato delle infrastrutture intermodali. Il provvedimento riconosce agli interporti un ruolo strategico nel collegamento tra diverse modalità di trasporto e nella modernizzazione dell’intera rete nazionale.
La legge stabilisce finalità chiare: favorire l’intermodalità, migliorare l’efficienza e la sostenibilità dei flussi logistici, rafforzare i collegamenti tra reti nazionali ed europee e ridurre l’impatto ambientale del trasporto merci. Viene inoltre valorizzata la rete già esistente, con particolare attenzione all’integrazione con porti e aeroporti.
Il testo introduce definizioni uniformi di “interporto” e dei soggetti gestori, e istituisce un Comitato nazionale per l’intermodalità e la logistica, con funzioni consultive in materia di programmazione e coordinamento. Entro un anno sarà completata la ricognizione degli interporti operativi e in costruzione, mentre un Piano generale per l’intermodalità guiderà la pianificazione futura.
Per l’individuazione di nuovi interporti la legge fissa condizioni stringenti: disponibilità di aree idonee, collegamenti stradali e ferroviari di livello superiore, accesso a porti o aeroporti, coerenza con i corridoi transeuropei e sostenibilità economica. I progetti dovranno includere terminal ferroviari, aree di sosta, servizi doganali, centri direzionali e spazi per funzioni logistiche diversificate, oltre a sistemi di sicurezza e produzione energetica da fonti rinnovabili.
La gestione degli interporti è confermata come attività economica privata. Gli enti concedenti dovranno costituire diritti di superficie sulle aree interessate, con possibilità di riscatto da parte dei gestori. La legge definisce inoltre le procedure per l’adeguamento strutturale degli interporti esistenti.
Sul fronte dei finanziamenti, vengono stanziati 5 milioni di euro per il 2025 e 10 milioni per ciascuno degli anni 2026 e 2027, destinati a progetti prioritari individuati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. L’obiettivo è arrivare a una rete razionalizzata, con un numero massimo di 30 interporti.
Infine, sono abrogate norme precedenti risalenti al 1990 e al 1995, mentre le regioni avranno sei mesi di tempo per adeguare le proprie leggi. La riforma segna un passo decisivo verso un sistema logistico più efficiente, sostenibile e integrato a livello europeo.