Andare con le prostitute comporterà multe fino a 10mila euro e il carcere fino a un anno se le ‘condotte’ sono reiterate. Il ddl, che ha come prima firmataria Caterina Bini del Pd, e che ha avuto il sostegno bipartisan di molti deputati, ha come fine quello di “contrastare efficacemente il fenomeno della prostituzione e della tratta di persone ai fini dello sfruttamento sessuale”. Quanto al reato, “si mira a eliminare la prostituzione in quanto incentiva la tratta di esseri umani e viola la dignità delle donne” intervenendo direttamente sulla domanda “cioè sui clienti”. La prostituta in questo caso non ha responsabilità, poiché riconosciuta “come vittima sia degli sfruttatori e dei trafficanti, sia dei clienti”.
La pena detentiva e pecuniaria, comunque, potrebbe essere sostituita “su richiesta del condannato” con quella del lavoro di pubblica utilità (ex art. 54 d.lgs. n. 274/2000), prestando attività non retribuita presso associazioni, enti e altri organismi. All’esito favorevole di tale attività, il giudice dichiara estinto il reato; in caso contrario, viene disposta la revoca della pena sostitutiva con il ripristino di quella originaria. In tutti i casi, il lavoro di pubblica utilità può sostituire la pena per non più di una volta.
In Parlamento risultano comunque ferme almeno una dozzina di proposte per regolamentare l’esercizio della prostituzione, tra le quali, quella delle senatrici Spilabotte e Cirinnà (Pd), per la riapertura delle case chiuse, dichiarate illegali dalla legge Merlin risalente a mezzo secolo fa. I vari disegni di legge mirano a regolarizzare il mercato, con case di tolleranza autogestite, zone a luci rosse, abolizione del reato di favoreggiamento e pagamento delle tasse per le prostitute con comunicazione di avvio attività alle camere di commercio.