Lo spreco è da alcuni anni un tema centrale del dibattito pubblico, spesso, però, trattato in modo frammentario e riferito a singoli ambiti (acqua, rifiuti, risorse energetiche). Per Cittadinanzattiva lo spreco è invece questione trasversale. Una questione che tocca, però, il cuore stesso del grande tema dei beni comuni.
Tra casa, scuola e ristorante ogni italiano spreca ogni anno 1600 euro in cibo buttato. Lo spreco alimentare si registra in gran quantità anche nelle mense scolastiche: come rivela una indagine svolta da Cittadinanzattiva, i referenti delle mense scolastiche denunciano che lo spreco di cibo si aggira mediamente intorno al 22%. Fra gli alimenti che più di frequente finiscono nella spazzatura, ci sono le verdure, la pasta, il pane.
Ogni giorno quasi un quarto del cibo che viene servito nelle mense scolastiche, il 22%, avanza e finisce nel bidone della spazzatura con uno spreco di denaro notevole, circa 360 mila euro al giorno. Il dato emerge dal focus sulle mense scolastiche del XIV rapporto “Sicurezza, qualità, accessibilità a scuola” di Cittadinanzattiva, in base a un’indagine condotta da Oricon, Osservatorio sulla Ristorazione Collettiva e Nutrizione in 79 istituti scolastici distribuiti in varie zone del Paese che ha sondato gli addetti alla distribuzione delle mense scolastiche. Sono stati monitorati oltre 64.000 pasti somministrati a 7.000 alunni d’età compresa tra i 3 e gli 11 anni. Al termine del servizio è stata valutata la percentuale di spreco per tipologia di portata.
Entrando nel dettaglio, gli sprechi degli alunni sono pari all’11% nei primi piatti; al 13% nei secondi; al 22% nei contorni; al 9% nei dessert; al 10% nella frutta e al 10% nel pane. Da un punto di vista economico, entrano nel bidone dei rifiuti, 0,18 centesimi per pasto (a fronte di un prezzo medio di un pasto pari a 4,6 euro). Una cifra apparentemente bassa ma se moltiplicata per gli oltre 2 milioni di pasti consumati per ogni giorno di scuola dai bambini e ragazzi che usufruiscono della refezione scolastica (il 50% degli allievi al di sotto dei 14 anni) diventa una somma consistente pari a circa 360 mila euro.
Bambini svogliati e viziati o mense scolastiche al di sotto delle loro aspettative? A giudicare dal cibo che avanza si direbbe che la soddisfazione non è ai massimi. Solo il 10% dei bambini sostiene di mangiare tutti i cibi serviti alla mensa scolastica, il 57% di lasciarne una parte alcune volte, il 33% di mangiarne solo alcuni. A restare nel piatto sono soprattutto le verdure. Al primo posto dei cibi meno graditi infatti figurano le verdure cotte che non piacciono al 63% degli alunni, al secondo le minestre di verdure (62%), al terzo le verdure crude (54%) e infine il pesce che non è gradito al 47%.
Anche gli insegnanti sono stati interpellati e le loro risposte confermano i dati, ben il 63% dei docenti sostiene che gli avanzi di cibo vengano buttati, mentre il 32% che venga dato ai bambini per la merenda pomeridiana o fatti portare a casa (17%). Solo per il 13% di loro, gli alimenti avanzati verrebbero donati ad associazioni con finalità sociali.
Secondo i docenti la quantità delle porzioni è adeguata a detta del 73% dei docenti anche se uno su cinque sostiene che sia scarsa (20%). Poco più della metà degli insegnanti (56%) ritiene che venga rispettata la stagionalità dei prodotti mentre il 68% ritiene che il menù sia vario e, quasi in egual percentuale, rispetti i parametri nutrizionali previsti (69%).
Poco meno di un insegnante su tre dichiara che vengono forniti prodotti biologici (31%) mentre il 43% non conosce la provenienza dei prodotti. Uno su due (24%) è a conoscenza del fatto che siano proposti nel menù della propria scuola anche piatti della tradizione gastronomica locale.Le porzioni sono equilibrate per il 71% dei docenti.Quasi tutti dichiarano il rispetto delle diete speciali (96%).
Dovendo dare un giudizio complessivo al servizio mensa, per il 37% di loro è sufficiente, per il 34% è buono, per il 13% discreto, per il 15% ottimo. Pessimo in un solo caso.
Il 74% dei docenti infine dichiara che nella scuola vengono realizzate iniziative concrete contro lo spreco alimentare rivolte in prevalenza agli studenti (44%). Ancora più frequenti le iniziative sulla raccolta differenziata dei rifiuti (97% dei casi) rivolte prevalentemente agli studenti (54%) e al personale docente (17%).