La decisione è presa: la maggioranza presenterà un emendamento alla legge di Bilancio che punta a ridurre da tre a due anni la durata massima dei contratti a tempo determinato. Si tratta di una risposta alla tendenza evidente nel mercato del lavoro da vari mesi: in un contesto di generale aumento dell’occupazione, i posti a termine crescono con un’intensità maggiore di quelli a tempo indeterminato. Questi ultimi avevano avuto una forte spinta nel 2015 in concomitanza con la decontribuzione piena della nuove assunzioni, il fortissimo incentivo avviato dal governo poco prima dell’entrata in vigore del Jobs Act. Dopo la fine del beneficio per i datori di lavoro, le cose sono cambiate e la ripresa economica pare aver alimentato soprattutto contratti a termine, che hanno raggiunto il massimo storico nel terzo trimestre di quest’anno con quasi 2 milioni 800 mila occupati; mentre l’obiettivo dichiarato del Jobs Act era proprio quello di favorire il lavoro stabile.
Intanto si lavora su enti locali, pensioni, web tax e fondo risparmiatori. Sono i principali capitoli messi al centro della riunione di maggioranza sulla manovra 2018. Si comincia con gli enti locali, dove il lavoro è già stato avviato al Senato, e ora la Camera dovrà aggiungere le parti mancanti, come quella relativa alle province. Poi sarà la volta del pacchetto pensioni, dove si lavora per estendere l’ape sociale alle nuove categorie di lavori usuranti (braccianti, marittimi, pesatori e siderurgici) che si aggiungono alle 11 che già ne avevano diritto. Inoltre si cercherà di rafforzare il bonus contributivo per le donne, portandolo a un anno per ogni figlio fino a un massimo di due anni.
Le misure previdenziali dovrebbero avere buone chance di entrare nella legge di bilancio, visto che potrebbero essere utilizzati i fondi avanzati dall’ape sociale 2017. Nel corso dell’esame a Montecitorio del disegno di legge si cercherà di incrementare il fondo per i risparmiatori che hanno perso i loro soldi, per colpa delle banche. Altra norma che dovrebbe essere ritoccata alla Camera è quella che introduce la web tax; si pensa di estendere la tassa anche al commercio elettronico. Non dovrebbe subire modifiche, invece, l’avvio del nuovo tributo che è fissato per il 2019 ma da più parti si chiede di anticipare al 2018.