L’ex presidente della Commissione europea, Jose Manuel Barroso, ha definito questa crisi come la più seria vissuta dall’Ue in molti anni. “Shengen è una delle conquiste più importante dell’integrazione europea – ha detto”. L’annuncio dei dettagli del Piano è stato dato dal commissario all’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, che ha evidenziato la necessità di decisioni unilaterali sulla reintroduzione dei controlli alle frontiere per andare verso un approccio coordinato che elimini i controlli interni entro la fine di quest’anno. Un obiettivo che al momento sembra però estremamente ambizioso.
La Grecia dovrà sanare le falle presenti nel suo sistema di controllo lungo i confini esterni, dopodichè verrà creata una guardia costiera europea per aiutare la Grecia a fare fronte ad una prevedibile nuova ondata di rifugiati. Questo nuovo strumento dovrebbe anche agire in accordo con la Turchia, a cui Bruxelles chiede ancora cooperazione sia nella lotta contro i trafficanti di esseri umani che nella disponibilità a far rientrare nel Paese quei migranti ai quali non sarà riconosciuto l’asilo politico. In cambio l’Ue concederebbe ad Ankara non solo i fondi promessi per gestire i 2,5 milioni di siriani arrivati in Turchia (3,3 miliardi di euro in tutto, di cui dovrebbero esserne sbloccati 95 milioni a breve), ma anche una sorta di liberalizzazione dei visti per quei cittadini che vorranno recarsi in Europa. Da qui l’importanza del summit di oggi tra l’Unione europea e la Turchia che come obiettivo ha proprio quello di blindare Ankara, ottenendo il via libera ad un accordo in base al quale la Turchia dovrà avere parte attiva nell’arginare i flussi migratori.