Secondo i dati del Reparto di epidemiologia e ricerca sui servizi sanitari dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa sono in aumento i giocatori d’azzardo nella popolazione adulta (15-64 anni). Infatti, nel corso del 2017 hanno giocato almeno una volta oltre 17 milioni di italiani (42,8%), contro i 10 milioni del 2014 (27,9%). Tra i giocatori aumentano i problematici, quadruplicati negli ultimi 10 anni, dai 100.000 (0,6% dei giocatori) stimati nel 2007 ai 400.000 stimati nel 2017 (2,4% dei giocatori). La quota dei giocatori con profilo “a rischio severo” è in costante aumento dal 2007.
Soltanto in Veneto oltre 32.000 persone hanno problemi con il gioco d’azzardo. “Ricordo – ha detto l’assessore regionale alla sanità e al sociale, Manuela Lanzarin – che le direttive nazionali prevedono per le macchinette (Slot, Vlt e Awp) non più di sei ore d’interruzione obbligatoria al giorno. La legge veneta, con il provvedimento ora adottato dalla Giunta regionale, aiuta ad uniformare in tutto il territorio regionale gli orari di chiusura obbligatoria, per evitare che i giocatori migrino da un Comune all’altro per soddisfare il proprio bisogno compulsivo”.
L’assessore Lanzarin difende la ‘ratio’ del provvedimento adottato dalla Giunta (e ora al vaglio del Consiglio) che istituisce tre fasce orarie di stop obbligatorio per apparecchiature e punti gioco, uguali in tutto il territorio regionale: dalle 7 alle 9 del mattino, dalle 13 alle 15 e dalle 18 alle 20. Tre diversificazioni orarie individuate ascoltando esperti, addetti ai lavori e autorità locali, al fine di tutelare le categorie più a rischio (minori, casalinghe, disoccupati, anziani) riducendone l’esposizione al richiamo delle slot.
“La delibera di Giunta prevede testualmente che i Comuni “possano aggiungere alle predette fasce orarie anche ulteriori fasce orarie di chiusura, anche in relazione alla situazione locale. Questo- ha sottolineato Lanzarin – rafforza quindi la possibilità degli Enti locali di dare una ‘stretta’ all’accesso delle slot machines. Chi, tra i consiglieri regionali, ci accusa di aver adottato un provvedimento troppo morbido e accondiscendente nei confronti dell’industria del gioco, evidentemente non ha ancora letto la nostra delibera e dimostra di non conoscere il quadro regolatorio nazionale, frutto dell’accordo raggiunto nella Conferenza unificata del 7 settembre 2017. Un accordo nel quale la Regione Veneto ha difeso, a gran fatica, la possibilità degli enti locali di applicare misure più restrittive e di difenderle in sede giudiziaria dagli immancabili ricorsi intentati dall’industria del gioco”.