La Brexit non doveva essere l’inizio dell’apocalisse per la Gran Bretagna? Non doveva tracollare l’economia e il sistema finanziario? Le grandi banche non stavano per abbandonare la City? A qualche mese di distanza, i pronostici di sventura sembrano smentiti dai fatti. La borsa tiene, anzi guadagna il il 6.54% dall’inizio dell’anno, mentre il Dax tedesco perde il 6.69% e il Ftse Mib è giù addirittura del 27.10%. Il Pil del terzo trimestre è cresciuto dello 0,5% e del 2,3% su base annua. Un segnale per tutti. Londra è in grande spolvero e l’industria del turismo e del lusso vanno alla grande, grazie alle frotte di stranieri che assaltano i negozi e fanno incetta di merci di ogni genere. Non si può negare che si tratti di un dono della vituperata Brexit.
“I prezzi sono davvero buoni per noi – dice una turista bulgara – facciamo shopping e ci possiamo ancora permettere di mangiare in un caffè e bere una cosa fuori. Questo non era possibile anni fa”.
“Fondamentalmente sono qui per vedere la città, ma sì, comprerò anche delle cose, sono appena uscita da un negozio”, aggiunge questa spagnola.
Durante la campagna per il referedum sulla Brexit, il Sindaco di Londra aveva difeso la fazione del “remain”, per rimanere nell’Unione europea. Oggi, tuttavia, l’ufficio turismo della capitale britannica, deve ammettere che, per ora, gli effetti della Brexit sono una manna. Lo conferma
Chris Gottlieb, direttore di “Visit London”: “Abbiamo calcolato che negli ultimi 4 mesi, per gli europei costa circa il 12% in meno venire qui. Non c’è mai stato un periodo migliore per venire a Londra”. E non si parla solo di turisti europei. “Questa boutique di lusso fabbrica i suoi prodotti negli Stati Uniti e anche i clienti sono americani”. Si lascia andare a una battuta Denis Sagajevs, commesso di “Shinola”: “Ironicamente ci siamo resi conto che è diventato più economico comprare prodotti americani a Londra, considerando che la sterlina è al suo livello più debole dal 1985 e a questo si aggiunge il fatto che i turisti possono farsi rimborsare l’Iva”.
Vedremo se e quanto il bengodi durerà. La premier britannica Theresa May avvierà il processo di divorzio dall’Ue al più tardi a fine marzo 2017. E se anche la sterlina non si apprezzerà, le eventuali restrizioni sulla circolazione delle persone potrebbero compromettere il boom turistico.