Egregio Presidente,
avverto il bisogno di rivolgermi a Lei con questa lettera aperta dopo aver ascoltato le dichiarazioni in merito alle sorti di Ancitel S.p.A. che Ella ha rilasciato a margine dei lavori del Consiglio Nazionale dell’ANCI, svoltosi giovedì 19 u..s. a Roma presso la Sala Protomoteca del Campidoglio.
Chi le scrive è un collega ingegnere, da circa 18 anni impiegato presso l’Azienda di cui Ella ieri ha pubblicamente decretato il “de profundis” parlando alla stampa. Mi permetta tuttavia di osservare che questo passaggio è solo l’ultimo di una serie di Sue dichiarazioni, scritte e verbali, caratterizzate da un unico filo conduttore, la parola fine alla storia trentennale di Ancitel e l’unica attenzione dichiarata per i livelli occupazionali e retributivi del personale della Società.
Mi riferisco segnatamente alla Sua lettera del 15 dicembre u.s., indirizzata ai sindacati nazionali Fiom-CGIL e Uilm-UIL, e alle Sue dichiarazioni rilasciate ai rappresentanti sindacali in occasione dell’incontro tenuto mercoledì 18 gennaio u.s., cui erano presenti anche il Presidente del CdA Ancitel, On. Osvaldo Napoli, e l’Amministratore delegato, Dott. Stefano De Capitani.
Tuttavia, diversamente dalle altre occasioni, le sue dichiarazioni a margine del Consiglio Nazionale, pubbliche e definitive, producono pesantissimi riflessi sulle attività di Ancitel e compromettono la credibilità e l’affidabilità riconosciuta alla Società da importanti soggetti istituzionali che oggi non possono non mettere in seria discussione incarichi e affidamenti, recenti ed economicamente rilevanti, frutto del credito di cui Ancitel godeva fino a ieri.
Mi permetta di esprimere il mio personale rammarico per il modo in cui Ella ha monocraticamente deciso le sorti di una Società nata circa trent’anni fa dalla lungimirante visione di chi aveva colto, ben prima dell’avvento di Internet, il bisogno dei Comuni di usufruire di servizi, dati e informzioni rese disponibili in ottica di Rete. Da quella visione sono scaturite iniziative che tuttora costituiscono una parte fondamentale dell’Agenda Digitale Italiana e dei programmi del Governo, nonostante queste ultime siano intervenute solo dopo dieci anni. Mi riferisco ad Integra, il protocollo di condivisione delle anagrafi comunali da cui è scaturito l’INA-SAIA e che oggi è noto come ANPR, alla base del progetto SPID.
Ma è inutile io mi dilunghi in altri esempi, sebbene ve ne siano parecchi, utili per accreditare Ancitel come impresa pioniera capace non solo di accompagnare ma addirittura di precorrere l’Innovazione.
Già, è inutile perché appare fin troppo chiaro come Ella stia sacrificando Ancitel e la sua trentennale storia nel tentativo di porre un freno ai processi che stanno compromettendo la rappresentatività e la stessa ragion d’essere di una Associazione che mai come oggi, dopo oltre un secolo di storia che l’ha vista sopravvivere a due conflitti mondiali, alla dittatura fascista e al bipolarismo feroce tra Centrodestra e Centrosinistra dopo la fine della Prima Repubblica, sembra incapace di affrontare con responsabile lucidità le sfide del presente.
Ma la cosa che maggiormente addolora chi le scrive, egregio Presidente, è la nitida percezione che Ella stia assumendo iniziative definitive senza conoscere la storia, i meriti (e i demeriti), le potenzialità e i reali dati societari di Ancitel SpA.
Addolora la consapevolezza che Ella si sia affidata a dossier predisposti dai suoi collaboratori, da anni animati da un risentimento per me incomprensibile nei confronti di Ancitel, talmente acritico e feroce da risultare sospetto, e come tali incapaci di correttezza e oggettività.
Ancitel non è una società sull’orlo del fallimento o della liquidazione e i bilanci lo testimoniano. Certamente, in uno scenario quale quello attuale – ben diverso da quello che ne vide la nascita nel 1987 – l’Azienda va accompagnata verso il futuro attraverso un piano industriale e un management capace di consolidare i positivi risultati dell’ultima gestione. Ma è tutt’altro che una scatola vuota.
E il solo fatto di essere ancora viva e vegeta, con un ragguardevole fatturato e un credito ancora riconosciutole da Comuni e altri soggetti istituzionali, è un merito tutt’altro che trascurabile, soprattutto se si avesse ben presente come la stessa Ancitel sia stata negli anni violentata e usata con disinvoltura, asservita a obiettivi, per la verità non sempre limpidi, di questa o quella parte dell’Associazione che Ella oggi presiede.
Tuttavia il vero motivo che mi induce a rivolgermi personalmente a Lei è il bisogno di rappresentarLe un altro elemento che Ella sembra non tenere in minima considerazione: la dignità e la passione dei lavoratori di Ancitel che negli anni hanno imparato ad amare e difendere la mission istituzionale della loro Società e i Comuni, la prima e più credibile istituzione del nostro Paese. Istituzione che sentono da sempre di servire, benché oggi apprendano da Lei che Ancitel non gestisce attività istiuzionali.
Ella ben comprenderà come sentirsi giustiziati proprio dall’Associazione di quei Comuni che con passione serviamo da anni, sia la ferita più dolorosa inferta ai lavoratori di Ancitel.
Per questo la prego di usarci almeno la decenza di non trattarci alla stregua di disoccupati asserragliati sul tetto di un edificio. Non siamo ancora a quel punto, mi creda, anche se le sue parole di ieri ci hanno profondamente colpiti. E per rendersene conto Le sarebbe stato sufficiente fare un salto alla nostra sede in Via dell’Arco di Travertino, per comprendere la realtà.
Ancitel va difesa come Azienda prima ancora che come un insieme di madri e padri di famiglie che vivono del loro stipendio, sia in un futuro che la veda ancora attiva come tale e con l’attuale missione, sia in una prospettiva di nuovo assetto societario, qualunque esso sia.
E la difesa della dignità di chi le scrive e di tutti i colleghi passa per un’attenta valutazione di altri scenari, primo fra tutti il rilancio dell’Azienda nel quadro di una complessiva riorganizzazione del Sistema ANCI. Troppo facile e troppo semplicistico pensare di tagliare un paio di appendici per risolvere i problemi attuali dell’Associazione!
La prego dunque di prestare attenzione all’invito a tornare sulle sue decisioni, affrettate e prive di una solida e oggettiva base motivazionale, e a riconsiderare con maggiore attenzione la posizione di Ancitel e le prospettive che potrebbero salvaguardarne l’identità e, solo con essa, i livelli occupazionali e retributivi dei lavoratori.
Il tempo c’è e le competenze necessarie, ove avesse difficoltà a trovarle all’interno dell’Associazione, potrà agevolmente trovarle fuori.
Si sporchi le mani con i numeri che raccontano la verità meglio di qualunque cattivo consigliere, comprenda quale sia la prospettiva migliore e poi agisca, lo faccia nell’interesse “comune” dell’Associazione, di Ancitel, dei Comuni e dei lavoratori.
Arrendersi così, senza consapevolezza, non le farebbe onore caro Presidente, né come Sindaco né come Uomo.
Cordiali saluti
Claudio Guadoni