Le 26 opere incompiute che secondo Legambiente devono diventare la priorità d’intervento nei prossimi anni, nelle città e nei territori italiani, sono linee di metropolitane e tram indispensabili a recuperare i problemi di congestione del traffico a Roma, Torino, Bologna, Palermo, Cagliari. Legambiente ha presentato una prima analisi sulla situazione del trasporto ferroviario regionale italiano per indicare l’urgenza di migliorare il trasporto pubblico su ferro, offrendo una valida alternativa all’automobile. Il report si concentra, in particolare, sugli investimenti infrastrutturali su cui nei prossimi anni il nostro Paese dovrebbe impegnarsi: linee ferroviarie al Sud che versano in uno stato di preoccupante degrado dalla Calabria alla Sicilia, dal Molise alla Sardegna, alla Puglia. Ci sono poi diversi collegamenti ferroviari al Sud come al Nord del Belpaese che risultano fondamentali per le merci (come dal porto di La Spezia al Brennero, o da quello di Ancona a Roma) e per i collegamenti tra tanti centri rimasti in questi anni senza un servizio degno di questo nome (in Piemonte, ad esempio, sono state tagliate 14 linee per 480 chilometri). Interventi distribuiti in tutta Italia, che comporterebbero una spesa limitata rispetto alle grandi opere, ma che sembrano non dover vedere mai la luce, dato che per la loro realizzazione mancano risorse pari a quasi 10,8 miliardi di euro. La ragione? Si continua a investire nelle strade e autostrade.
“Quando si parla di incompiute in Italia – ha sottolineato il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini – ci si concentra sempre sulle grandi opere, senza considerare quelle da realizzare dove, in realtà, si trova larga parte della domanda di trasporto. Nelle aree urbane vive il 42% della popolazione nazionale, ed è qui che sono i maggiori ritardi infrastrutturali rispetto al resto d’Europa, e soprattutto congestione del traffico e inquinamento. Dal 2002 a oggi – prosegue Zanchini – i finanziamenti statali hanno premiato per il 60% gli investimenti in strade e autostrade. Queste priorità vanno cambiate altrimenti sarà impossibile dare una speranza ai pendolari. Per questo chiediamo che le 26 opere prioritarie per i pendolari, oggi ferme e senza risorse sufficienti, diventino la priorità di investimento dei prossimi anni. Va inoltre potenziato il numero di treni in circolazione, in particolare nelle città e al Sud, per dare un’alternativa rispetto all’auto ogni giorno a milioni di persone. Il governo del cambiamento si impegni in questa direzione a partire dalla legge di Bilancio, dove purtroppo non ci sono le novità che i pendolari attendevano”.