Le previsioni economiche dell’autunno 2018, in un contesto di forte incertezza, hanno un passo sostenuto ma meno dinamico dell’anno precedente. Secondo Bruxelles, lo sviluppo nella zona Euro rallenterà passando dal 2,4%, il livello più elevato degli ultimi dieci anni, all’1,7 % del 2020 (2,1 % per l’anno in corso, 1,9 % nel 2019). Un analogo andamento è previsto per l’Ue-27, con una proiezione di crescita del 2,2 % nel 2018, del 2,0 % nel 2019 e dell’1,9 % nel 2020.
Per l’Europa la situazione internazionale dello scorso anno, eccezionalmente favorevole, ha di fatto contribuito al vigore dell’attività economica e degli investimenti nella zona Euro. Ed oggi, nonostante un contesto di maggiore incertezza, le previsioni indicano una crescita per tutti gli Stati membri grazie alla solidità dei consumi interni e degli investimenti. Salvo gravi shock, in termini di sviluppo economico, creazione di posti di lavoro e calo della disoccupazione, i Paesi dell’Unione dovrebbero essere quindi in grado di raggiungere buoni livelli rispetto al potenziale.
“L’economia europea mantiene un andamento positivo, con una graduale flessione della crescita – ha detto il vicepresidente responsabile per l’Euro e il dialogo sociale, la stabilità e i servizi finanziari, Valdis Dombrovskis – . Questa situazione dovrebbe confermarsi nei prossimi due anni, alla luce del fatto che la disoccupazione continua a scendere a livelli mai registrati da prima della crisi. Il debito pubblico nella zona euro continuerà a scendere, mentre il disavanzo resta nettamente al di sotto dell’1 % del Pil. In un contesto internazionale sempre più incerto, i responsabili politici, sia a Bruxelles che nelle capitali nazionali, devono puntare a far sì che la zona euro sia forte abbastanza da far fronte a ciò che avrà in serbo il futuro”.
Complessivamente la crescente incertezza a livello mondiale, le tensioni commerciali internazionali e l’aumento dei prezzi petroliferi incideranno negativamente sulla crescita in Europa. Dopo anni di crescita sostenuta dell’occupazione, la prospettiva di un rallentamento dei miglioramenti del mercato del lavoro e di un aumento dei vincoli sul fronte dell’offerta in alcuni Stati membri potrebbe intensificare tale effetto frenante. La crescita, tuttavia, sarà spinta da motori interni come ad esempio i consumi privati, che dovrebbero beneficiare dell’incremento salariale e delle misure di bilancio attuate in alcuni Stati membri. Anche le condizioni di finanziamento e gli elevati tassi di utilizzo delle capacità dovrebbero continuare a favorire gli investimenti. Per la prima volta dal 2007, Bruxelles prevede che ne 2019 gli investimenti aumenteranno in tutti gli Stati membri. Tenuto conto dell’insieme di questi fattori, il prodotto interno lordo di tutti i Paesi dell’Unione dovrebbe continuare a crescere, anche se ad un ritmo più lento di quanto previsto in estate.
Secondo le ultime stime, il disavanzo pubblico della zona Euro dovrebbe continuare a diminuire rispetto al Pil grazie alla riduzione della spesa per interessi. L’anno prossimo questo calo dovrebbe interrompersi per la prima volta dal 2009, poiché nel 2019 l’orientamento di bilancio diventerà leggermente espansivo e quindi sostanzialmente neutro nel 2020. Il disavanzo pubblico della zona Euro dovrebbe aumentare, passando dallo 0,6 % del Pil nel 2018 allo 0,8 % nel 2019, per poi scendere allo 0,7 % nel 2020. Per l’Ue-27 il disavanzo pubblico dovrebbe aumentare, passando dallo 0,6 % del Pil nel 2018 allo 0,8 % nel 2019, per poi scendere allo 0,6 % nel 2020. Nel complesso, la tendenza indica comunque un miglioramento rispetto a dieci anni fa (nel 2009) in cui il livello del disavanzo raggiunse un picco del 6,2 % nella zona Euro e del 6,6 % nell’Ue.