Le fusioni comunali hanno determinato un cambio di passo e di mentalità con l’obiettivo di superare la logica campanilista, per attuare una visione d’insieme condivisa e unitaria allo scopo di rafforzare realmente delle autonomie territoriali. In Trentino Alto Adige ad essere interessati, dal 2009 a oggi, sono stati 115 comuni su 223. “Il Trentino – ha detto l’assessore provinciale agli Enti locali, Carlo Daldoss – in virtù delle sue competenze autonomistiche è riuscito a contrastare efficacemente il fenomeno dello spopolamento delle alte quote. La Provincia autonoma in questo senso è espressione dei territori e dei cittadini che li abitano, cosa tutt’altro che scontata in una stagione di neo-centralismo e di messa in discussione delle prerogative dei governi locali. Oggi in Italia le Regioni sono chiamate, a volte anche giustamente, a contenere i propri costi, ma lo Stato non riesce a fare altrettanto. E le Regioni hanno molto spesso competenze più performanti dello Stato, sono più vicine alle comunità che amministrano. L’autonomia del Trentino, a volte attaccata per i suoi privilegi, deve invece essere presa ad esempio ed estesa ad altre realtà”.
Durante il percorso di fusione dei Comuni vi è stata un’ampia partecipazione delle comunità coinvolte ed una grande condivisione delle decisioni attraverso l’apertura di siti internet, la diffusione di questionari e molte altre iniziative che hanno coinvolto le popolazioni interessate. Durante l’intero processo i comuni sono stati affiancati da facilitatori e personale tecnico appositamente formato, che ha assistito e assiste man mano le Amministrazioni locali nel percorso di fusione e nella progettazione della gestione associata dei servizi.