“Abbiamo cercato di predisporre una soluzione per il 2016 e abbiamo ipotizzato due tipologie. La prima riguarda i lavoratori in Cig straordinaria che si preveda si concluda entro il 31 dicembre 2016 e che non possono tornare in azienda. Abbiamo previsto la possibilità di chiedere altri 12 mesi di copertura. Il costo della misura e’ di 85 milioni di euro”, ha spiegato il ministro. Il secondo intervento riguarda il sussidio a coloro i quali, sempre nelle aree di crisi sono rimasti privi di ogni sussidio “quelli che hanno esaurito tutti gli ammortizzatori, compresa la mobilità”, ha spiegato. “A queste persone daremo 500 euro al mese per 12 mesi purché siano disponibili a sottoporsi a progetti di riqualificazione professionale”, ha aggiunto Poletti. Questo intervento, “costa 150 milioni”. Il terzo intervento da 135 milioni di euro riguarda l’ampliamento della Naspi da 3 a 4 mesi per i lavoratori stagionali ricorrenti.
Un pacchetto di interventi per sostenere l’occupazione nelle aree di crisi complesse da 235 milioni di euro per il 2016 e interventi ‘correttivi’ sui lavoratori stagionali in Naspi da 135 milioni di euro. Ammonta a 370 milioni per il 2016, dunque, la dote che complessivamente il governo ha messo sul piatto del confronto con Cgil Cisl e Uil che risponde soprattutto alla necessità di intervenire nelle 9 aree di crisi industriali conclamate, in attesa che decollino i piani di ristrutturazione e rilancio industriale previste per quelle aree. Si chiude così il primo dei due tavoli avviati nei mesi passati tra il ministro del Lavoro Giuliano Poletti e i sindacati.
Di questi, circa 85 milioni serviranno per allungare di 12 mesi la cassa integrazione straordinaria per quei lavoratori in aree di crisi che la esauriranno entro il 31 dicembre 2016 per i quali le aziende abbiano comunque previsto, nei piani di rilancio o negli accordi di ristrutturazione, uno loro rientro in fabbrica. Una proroga a scorrimento rispetto alla data di scadenza, che dunque coprirà esclusivamente il 2016, da attivare, territorio per territorio, attraverso un accordo tra ministero aziende e sindacato.
Ma il sostegno maggiore arriverà a quei lavoratori in aree di crisi che avranno esaurito, nel 2016, sia la Naspi che la mobilità e destinati quindi ad uscire dal mondo del lavoro. Per loro è prevista la possibilità di accedere ad un assegno di 500 euro al mese per 12 mesi a condizione che accettino i percorsi formativi e di riqualificazione professionale indicati dalle Regioni. L’intervento è finanziato con 150 mln a cui potranno sommarsi altre risorse, si parla di un 20% in più, che le Regioni potranno stanziare appositamente su questo capitolo. La copertura sociale attivata dal governo coinvolgerà complessivamente, tra Cigs in scadenza, mobilità e Naspi, una platea che si aggira sui 35-40 mila lavoratori complessivamente.
Sul fronte degli stagionali, infine, il governo ha di fatto ‘corretto’ la riforma degli ammortizzatori prevista con il Jobs Act che aveva ridotto la durata del trattamento di Naspi per i lavoratori del turismo e terme. Per gli stagionali ricorrenti, dunque, quelli che cioè hanno lavorato negli ultimi 3 anni, è stata prevista la possibilità di portare da 3 a 4 mesi l’erogazione della Naspi finanziata con un esborso pari a 135 milioni di euro. Un intervento che però è stato subito bocciato dalla Filcams-Cgil: “è solo una mancia”, commentano calcolando come i 20 mila lavoratori coinvolti nel settore turismo e terme si troveranno comunque a perdere tra l’1,5 e le 2 mensilità rispetto a quanto previsto dalla Naspi nel 2015.
Le aree di Piombino, Gela, Livorno, Taranto, Termini Imerese, Trieste, Rieti, Molise e Ascoli Piceno, dunque, avranno per il 2016 uno strumento in più per evitare che la situazione occupazionale si aggravi e maggior tempo a disposizione per realizzare quei piani di rilancio già programmati. “Si tratta di interventi importanti”, ha commentato presentando il piano il ministro del lavoro, Giuliano Poletti che ha assicurato come i provvedimenti saranno inseriti già nel decreto correttivo del Jobs Act che sarà bollinato dal Cdm prima della fine del mese, probabilmente già nella prossima riunione di governo. Un giudizio sostanzialmente condiviso da tutti i sindacati. A cominciare dalla Cgil che corregge il tiro rispetto ad un primo giudizio sulla politica del lavoro.
“E’ una prima risposta positiva ad una emergenza di grande rilevanza anche se è evidente che a questo intervento si debbano accompagnare misure più strutturali con cui creare le condizioni di occupabilità come previsto dai piani di rilancio industriale presentati per queste aree”, spiega il coordinatore dell’area contrattazione della Cgil, Salvatore Barone. Entusiasta la Cisl. “E’ una risposta positiva, una bella notizia”, dice il segretario confederale Cisl, Gigi Petteni che ricorda come siano stati “proprio i sindacati ad inserire nell’agenda politica, che non lo prevedeva, l’intero pacchetto varato oggi”.
Soddisfatta a metà invece la Uil. ”Il piano del governo è solo un’aspirina, un tampone per l’emergenza che non cura la malattia anche se si tratta comunque di un primo passo per un intervento complessivo. Ora però serve un provvedimento più approfondito che salvaguardi anche i lavoratori al di fuori delle aree di crisi”, conclude. Sul tema ammortizzatori comunque il confronto non dovrebbe esaurirsi qui. Se dal round politico del 21 settembre sarà fumata bianca si potrebbe aprire infatti un nuovo tavolo che affronti i temi posti dal documento firmato nei giorni scorsi da Confindustria e Cgil, Cisl e Uil.