Come in una favola, è la scena vissuta allo stadio Olimpico di Roma dove una squadra, una città, hanno trascinato un giocatore, Francesco Totti, il proprio gladiatore, nell’olimpo dello straordinario o addirittura del paranormale.
Perché la favola ha in se un qualcosa di magico e come tutte le favole ieri sera si è materializzata in qualcosa di straordinariamente viva. Non è un cartone animato della Walt Disney ma una realtà che i pochi spettatori dell’Olimpico e i molti incollati alla televisione hanno vissuto con emozione pura, adrenalinica.
Il giocatore che ha segnato 303 goal in carriera, secondo solo al mitico Piola, e che ha simboleggiato una città intera e il modo di fare, e di essere, di un certo tipo di romanità, ha trascinato la propria squadra alla vittoria che significa la qualificazione alla Champions League. Il tutto nei giorni in cui è stato deciso di mettere in pensione uno dei più grandi giocatori della storia del calcio italiano. Difatti la proprietà, nella figura di James Pallotta, ha deciso di porre fine alla storia calcistica di un giocatore che ha sempre giocato con la propria squadra del cuore e, quasi sicuramente, non potrà finire gli ultimi istanti da giocatore con la tanto adorata maglia giallorossa.
La scelta tecnica è del tutto condivisibile, c’è all’interno la questione legata all’età, al fatto di non poter reggere alla freschezza fisica delle nuove leve. E di essere un alibi per tutti. Ecco, a fronte di questa considerazione si può essere comprensivi, solo che, come detto nell’incipit, si entra nella magia allo stato puro grazie al numero 10 per eccellenza; il quale, dopo due minuti che è entrato, segna due gol da antologia, il primo dopo soli 19 secondi dalla sua entrata in campo, e giù lacrime ed emozioni alle stelle.
C’ è un disegno divino che vuole che le cose vadano così, che rendano una serata normale del tutto eccezionale. E se ci mettete la magia della ricorrenza, da lì a poche ore, del Natale di Roma, ecco che i connotati magici diventano quasi realtà. Ieri all’Olimpico si è mitizzata la storia del calciatore da mettere stampata nella memoria di tutti gli sportivi e non. Ora con quale faccia al mitico pupone verrà detto: non abbiamo bisogno di te, c’è la necessità che tu ti faccia da parte. Ed, infine, grazie di tutto?
Ecco qui si sta scrivendo la storia di un highlander sportivo…ma bisogna pensare alla realtà di una squadra che non può essere Totti dipendente, seppur immortale, all’infinito. Non sarebbe umano. E allora visto che vi sono elezioni comunali, perché non pensare a Totti Sindaco di Roma?…si scherza ovviamente.