La spiegazione della “complessa manovra“, e dell’iniziativa sul piano politico e diplomatico che sta portando avanti il ministro dell’Interno è stata al centro dell’audizione di Marco Minniti al Comitato Schengen presso Palazzo San Macuto. I flussi migratori sono diminuiti del 25,7%, sebbene questo non sia ancora da considerarsi un dato strutturale. Un calo comunque legato in gran parte ai maggiori controlli della Guardia costiera libica (a seguito della formazione ricevuta dal nostro Paese) e alle quattro motovedette già riconsegnate, che hanno consentito il salvataggio di 16.500 persone.
Un altro aspetto rilevante riguarda la “questione sbarchi” ed il controllo del confine Sud della Libia. Oltre ad una possibile via di ritorno per foreign fighters, infatti, quell’area è cruciale per il controllo della frontiera. Lì le tre tribù principali hanno sottoscritto un accordo di pace, considerando il nostro Paese l’elemento centrale di garanzia.
Ma il successo più rilevante è stato quello di separare i destini di queste popolazioni dai trafficanti di esseri umani, spezzando il legame “di questa industria maledetta – come l’ha definita il Ministro dell’interno”, che fino a poco tempo fa finanziava e distribuiva redditi. Per questo è stato costruito un percorso alternativo di sviluppo, anche con il supporto Ue.
Attualmente in Libia sono operative anche Oim e Unhcr, che hanno partecipato al Tavolo italo-libico contro il terrorismo e i trafficanti di esseri umani. Unhcr ha già selezionato 1.000 persone con fragilità (donne, bambini, anziani) che hanno diritto alla protezione internazionale e ha disposto un piano di ricollocamento nei Paesi terzi di tutto il mondo. Oim, da parte sua, ha già garantito 7.500 rimpatri volontari assistiti e pensa di arrivare entro la fine dell’anno a circa 20.000.
La novità è, inoltre, la condivisione di obiettivi con l’Europa, risultato non scontato all’inizio di questo percorso. E anche se i flussi sono in deciso aumento percentuale per quanto riguarda Tunisia e Algeria, i numeri assoluti sono decisamente contenuti rispetto a quelli provenienti dalla Libia che rappresentano sempre oltre il 90% del totale. Quanto ai rimpatri, l’Ue ha appena preso una decisione importante impegnandosi per una politica comune e per il rilascio dei visti d’ingresso, come dimostra l’esperimento che sarà avviato con il Bangladesh.
Per quanto riguarda poi l’accoglienza diffusa, l’accordo con l’Anci ha portato al 39% la quota dei Comuni che aderiscono ai progetti di collocamento di richiedenti asilo. Un passo avanti che potrebbe condurre al superamento dei grandi centri di accoglienza (che non sono funzionali) a veri progetti d’integrazione.
Minniti ha quindi sottolineato l’importanza del primo Piano nazionale per l’integrazione, presentato recentemente, che si fonda su diritti e doveri per colori che hanno già ricevuto protezione internazionale e sulla “non negoziabilità”con altre culture dei diritti e valori fondativi espressi nella parte prima della nostra Costituzione: laicità dello Stato, rapporto di parità uomo-donna.
Sulla questione Schengen, Minniti ha ricordato che la sua sospensione deve avvenire in circostanze eccezionali e per situazioni legate esclusivamente alla sicurezza nazionale. Per questo, il ministro ha messo in evidenza la cooperazione transfrontaliera tra le Polizie di Italia, Francia e Austria.
L’ultimo argomento ha riguardato, infine, la necessità di decisioni più rapide sui permessi. Ha concluso il ministro dell’Interno, annunciando che entro la fine dell’anno saranno terminate le prove del concorso per i nuovi 250 funzionari “specialisti” di questioni legate alla definizione delle pratiche di concessione di protezione internazionale. Il loro inserimento nelle Commissioni territoriali sarà determinante per accorciare sensibilmente i tempi di risposta di chi chiede asilo, portandolo, è l’auspicio, a non più di sei mesi.