HIV: modello di cura cronicizzato. Alla ricerca di una maggiore efficienza nella organizzazione e gestione della cura e nella prevenzione. E’ il tema della giornata organizzata da Federsanità ANci che si è svolto quest’oggi a Roma, presso la Sala Pocchiari dell’Istituto Superiore di Sanità.
Valutare cambiamenti organizzativi e gestionali nella cura dell’HIV al fine di cercare un equilibrio del Servizio sanitario nazionale fra appropriatezza, sostenibilità e innovazione è il messaggio che Federsanità Anci ha voluto veicolare. Nell’occasione è stato presentato un libro bianco, prodotto dall’Ufficio Studi di Fedesanità Anci, incentrato su una serie di interviste effettuate nei 14 centri di hiv sparsi nel territorio nazionale che hanno generato una serie di proposte.
Perché Federsanità Anci, secondo il Presidente, Angelo Del Favero, “è da sempre interessata ad individuare traiettorie, processi di innovazione, opzioni gestionali capaci di ridurre la portata della dicotomia possibile tra complessità e sostenibilità di un moderno sistema di welfare e welfare community capace da un lato di leggere i bisogni sanitari, sociosanitari e sociali di una popolazione, dall’altro di offrire concrete prospettive operative da indagare ed approfondire. Tutto questo con una precisa opzione strategica che è quella di tenersi lontana da semplici manifestazioni di principio, o etichette categoriali, ed invece calare nel caso concreto il driver del proprio agire. Questo percorso è stato immaginato individuando come priorità una patologia che si presenta come paradigmatica di come un sistema sociosanitario possa organizzare/riorganizzare la propria risposta assistenziale: l’HIV”.
Secondo il Segretario Generale di Federsanità Anci, Lucio D’Ubaldo, è importante che il recupero di appropriatezza del sistema rappresenti lo snodo fondamentale per la tenuta dei sistemi di welfare. La sfida della sostenibilità rispetto alla complessità si può vincere. In un sistema in cui le risorse arrivano sempre meno, lo scenario impone che le risorse arrivino sempre più per trasformazione dei nostri comportamenti operativi. La consapevolezza che ogni atto medico o sanitario o sociosanitario o assistenziale, compiuto o non compiuto, veicola risultati economici deve diventare il driver coerente degli approcci organizzativi, proprio per consentire di sottrarli alla logica finanziaria pura che, purtroppo, attualmente regola gli approcci alla tutela della salute. Perché non possiamo ignorare la medicina di base , non dobbiamo sottovalutare il suo essere la prima frontiera della prestazione del Servizio Sanitario Nazionale”.
Anna Chiara Bernardini, del Centro Studi di Federsanità, ha evidenziato come, relativamente alla tematica dell’hiv, “bisogna prevenire associando una nuova modalità di concepire il percorso terapeutico, anche ai fini della più precisa identificazione dei costi della cura. Questo non significa aumentare la spesa, ma poterla razionalizzare”.
Il fenomeno della malattia oggi è cambiato. Nel tempo è cresciuto l’intreccio con altre patologie. “In effetti, si vive molto più a lungo con l’HIV”, ha osservato ancora la ricercatrice, “per questo, di fronte al l’insorgere di malattie “comuni” (vale a dire non collegate all’HIV), serve restituire funzione è responsabilità alla medesima generale, coinvolgendo il territorio”.
A proposito del territorio è intervenuto Enrico Desideri, vice Presidente di Federsanità Anci, nonché Direttore Generale Asl Sudest Toscana, il quale ha voluto sottolineare come oggi “le patologie croniche richiedono ormai l’assorbimento dell’80 per cento dell’impegno della medicina territoriale”.
Qui entra in gioco la responsabilità dei medici di famiglia. Il loro ruolo è strategico. “Al loro congresso, trovando buona accoglienza alla mia proposta, ho lanciato un messaggio preciso: dobbiamo lavorare insieme perché il medico di base sia il garante della cura, sempre, anche quando il paziente è ricoverato in ospedale. È anche il modo, ritengo, di personalizzare e umanizzare la prestazione sanitaria e assistenziale”. Desideri ha voluto, infine, anche evidenziare la necessità di coinvolgere le farmacie, pubbliche e private, per rafforzare il rapporto con la popolazione bisognosa di particolari forme di assistenza.
In tal senso è fondamentale il ruolo che gioca il Servizio nazionale “Telefono Verde AIDS e Infezioni Sessualmente Trasmesse” (TVAIDS e IST), istituito dalla Commissione Nazionale Lotta contro l’AIDS nel 1987 e co-finanziato dal Ministero della Salute; da oltre 25 anni è uno dei fiori all’occhiello dell’Istituto Superiore di Sanità. Questo servizio di Counselling Telofonico è, oggi, uno strumento primario di prevenzione e di supporto alla popolazione.