“Le difficoltà riconducibili all’emergenza sanitaria ancora in atto limitano significativamente la leggibilità del quadro entro cui si iscrive la manovra per il prossimo triennio. In essa convivono le esigenze poste dal sostegno da assicurare ai settori produttivi e ai cittadini colpiti dalla crisi con quelle, egualmente importanti, di consentire la definizione di un ambiente favorevole a un recupero di adeguati livelli di crescita”. E’ quanto si legge nella “Memoria sul bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023 (A.C. 2790)” presentata dalle Sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei conti alle Commissioni riunite Bilancio di Camera dei deputati e Senato della Repubblica.
E’, quindi, “da valutare con favore la previsione di un fondo da cui attingere per interventi urgenti”, ed è “certamente positivo il riavvio di un percorso di misure strutturali tese al miglioramento della produttività e competitività delle imprese” prosegue la Corte, che valuta muovere nella “giusta direzione”, come più volte segnalato “la decisione di politica industriale di destinare una quota rilevante dei fondi del programma Next Generation EU a una stabilizzazione, sebbene solo biennale, degli incentivi fiscali rientranti nel piano Transizione 4.0, accompagnata dalla previsione di una maggiorazione dell’intensità degli stessi per gli investimenti effettuati nel 2021”. In questo modo trovano “giusto bilanciamento l’esigenza delle imprese di programmare gli investimenti e quella di concentrare lo stimolo alla domanda aggregata nel 2021”.
Giudizio positivo anche per “la scelta di dare continuità alle misure di sostegno alla liquidità delle imprese, attraverso il sistema delle garanzie pubbliche, evitando il rischio di una loro traumatica interruzione” con il monito di procedere a “un attento monitoraggio del trend di escussione delle garanzie, alla luce del crescente livello di indebitamento delle imprese, nonché dell’andamento del fenomeno dei non performing loan”. Bene, benchè “accompagnati da un sempre troppo elevato numero di misure di limitato importo” anche gli interventi dedicati “al sostegno delle aree del paese in maggiore difficoltà nel raggiungere adeguati livelli di crescita, attraverso decontribuzione e incentivi, e in generale l’abbattimento dell’onere fiscale”, “in attesa che l’impulso associabile ad un selezionato insieme di progetti infrastrutturali consenta di rafforzare lo stimolo anche sul fronte degli investimenti pubblici”.
Tuttavia, la Corte ammonisce che “il raggiungimento dell’obiettivo programmatico di accelerazione dell’accumulo di capitale fisso non potrà riposare esclusivamente sul sistema delle agevolazioni fiscali, ma richiederà l’attuazione delle riforme strutturali in grado di incidere sugli altri fattori determinanti le scelte di investimento delle imprese”. E su tale fronte “non si può non rilevare come la mancanza di elementi qualificanti delle misure che si intende assumere in temi di particolare rilievo, come quello della riforma fiscale o del ridisegno del sistema degli ammortizzatori o, ancora, di definizione di uno stabile meccanismo per il pensionamento, rischia di depotenziare anche lo stesso effetto di stimolo atteso dalle misure finanziarie.”
La presentazione, in contemporanea con la legge di bilancio, di disegni di legge delega, che delineino i profili dei principali progetti di riforma, avrebbe, infatti, “chiarito le direttrici su cui ci si intende muovere e reso più consistente l’impatto sulla crescita che ne potrà derivare”. Quanto alle entrate, aggiunge la magistratura contabile “è sicuramente importante l’impegno assunto di destinare alla riduzione della pressione fiscale le risorse recuperate con lo sforzo operato per il riassorbimento di sacche di evasione ed elusione (da perseguire anche con un più esteso ricorso a strumenti di emersione spontanea delle basi imponibili e di più accurata misurazione delle capacità contributive dei cittadini e delle imprese). Tuttavia, la perdurante mancanza di un disegno definito per l’intervento sulla composizione del prelievo e i ritardi accumulati dalla struttura amministrativa per la sospensione dell’attività di accertamento riducono il carattere operativo della misura, mentre ancora incerte sono le modalità e i tempi della riforma”.
Ciò anche a fronte dell’incertezza generata dai numerosi rinvii (su nuove misure di entrata disposte dalla legge di bilancio 2020, individuazione di misure di contenimento e riqualificazione della spesa, attenta selezione delle attività da continuare a finanziare e di quelle da abbandonare) di azioni per liberare risorse per una riduzione dell’onere fiscale e mantenere i conti pubblici su un percorso di riduzione del debito. Un’azione, questa, “che richiede, innanzitutto, una semplificazione degli assetti amministrativi centrali, evitando la creazione di nuove strutture senza una revisione delle esistenti, e che non può non contare su un sempre più forte avvicinamento tra responsabilità di entrata e di spesa con un conseguente completamento degli assetti alla base del funzionamento dei diversi livelli di governo”.
Il richiamo della Corte si conclude con queste parole: “Ogni impegno va indirizzato, dunque, a cercare una inversione nel ritmo di crescita economica senza caricare i già fragili conti pubblici di rischi ulteriori, il tutto nella consapevolezza che è solo da un profondo irrobustimento del settore produttivo, e dunque dei bilanci del settore privato, che potranno scaturire nei prossimi anni le condizioni per un durevole riequilibrio macro-finanziario”.
Fonte: Corte dei conti