Per dare fiato alla crescita, che finalmente si è affacciata nel Vecchio Continente, la Bce conferma l’indirizzo espansivo di politica monetaria. Il Consiglio direttivo ha infatti deciso di mantenere invariati i tassi d’interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,40%. Inoltre, nessuna modifica del Quantitative Easing è stata introdotta, almeno per il momento. Il Consiglio direttivo ha confermato l’intenzione di “condurre gli acquisti netti di attività, all’attuale ritmo mensile di 60 miliardi di euro, sino alla fine di dicembre 2017 o anche oltre se necessario, e in ogni caso finché non riscontrerà un aggiustamento durevole dell’evoluzione dei prezzi, coerente con il proprio obiettivo di inflazione”.
“Non sono stati discussi cambi ai limiti di emissione nel Quantitative Easing, ma ci sono state discussioni preliminari sugli scenari e sui sistemi di trasmissione delle eventuali scelte”, ha commentato il presidente della Bce, Mario Draghi, durante la conferenza stampa rispondendo a una domanda sul possibile inizio di un tapering. “Sono fiducioso sul fatto che quando verrà il tempo delle decisioni sfrutteremo tutta la flessibilità degli strumenti a disposizione della Bce – ha poi aggiunto – Le scelte del Consiglio Direttivo non sono fatte su interessi nazionali – ha spiegato – ma guardando all’Eurozona nel suo complesso: se a volte sono stati comprati più bond di un tipo è stato per situazioni temporanee, corrette nelle fasi successive. Certo ci sono state deviazioni temporanee nel capital key, anche perchè alcuni paesi non partecipano al QE come la Grecia, ma siamo stati più ‘market neutral’ possibile”. Detto questo, Draghi ha annunciato le nuove previsioni di crescita della Bce: per quest’anno si stima un incremento del pil del 2,2%, per il 2018 +1,8% e +1,7 per il 2019.
“L’economia dell’Eurozona ha registrato un’accelerazione superiore al previsto nel primo semestre, è solida e diffusa fra Paesi e settori. Ma la recente volatilità dei cambi è fonte d’incertezza che richiede controllo continuo – ha precisato ancora il presidente proseguendo il ragionamento – Nel quadro macroeconomico attuale, in cui persistono rischi al ribasso per la crescita e con l’inflazione ancora lontana dall’obiettivo, è ancora necessaria una politica monetaria accomodante. Pertanto – ha annunciato – la Bce deciderà in autunno come calibrare le sue mosse dopo la fine del 2017. Il grosso delle decisioni sarà preso in ottobre perchè si tratta di affrontare un insieme complesso di variabili. Nel consiglio direttivo c’è una diffusa insoddisfazione sull’andamento dell’inflazione – ha ribadito – e questo sostiene la necessità di un sostanziale livello di accomodamento monetario. Nonostante la liquidità immessa nel sistema con il QE – ha infine concluso – non vediamo pericoli sistemici da bolle, neanche nell’immobiliare residenziale. Vediamo quotazioni in crescita solo nell’immobiliare commerciale. Però si tratta di trend “locali” e non diffusi all’Eurozona”.