Introdotta con la Legge sul Federalismo fiscale del 2011, la tassa di soggiorno è un’imposta stabilita direttamente dal Comune di riferimento, il quale ne decide l’importo e le modalità di applicazione.
Nella Capitale l’importo è di 3,50 euro e sarà dovuto anche da coloro che prenotano le vacanze via web. L’annuncio lo ha fatto l’assessore al Turismo di Roma Capitale, Adriano Meloni. “Il nuovo regolamento sul contributo di soggiorno è pronto. Solo l’anno scorso Airbnb ha accolto 1.4 milioni di ospiti”. “Il nuovo regolamento ha l’obiettivo anche di regolarizzare queste situazioni e dovrebbe portare 20 milioni in più all’anno nelle casse comunali”.
Per gli affitti brevi, come quelli di Airbnb, saranno applicati 3 euro e 50 centesimi di “contributo di soggiorno a notte a persona fino a 10 notti”. “Ci sono diversi operatori che incasseranno per nostro conto. Appena passa in Aula – conclude l’assessore – faremo accordi con ciascun operatore”.
La tassa di soggiorno è un’imposta sull’affitto di camere che potrebbe imporre il governo statale o locale. Sul sito di Airbnb si legge: “In molti luoghi tale imposta è nota come tassa di soggiorno ma ci si riferisce a essa anche come tassa di pernottamento, tassa sulle camere, tassa sulle vendite, tassa turistica o tassa alberghiera”. Ammontare e normativa, ricorda il portale, “variano a seconda della municipalità, contea, Stato e Paese. Sono normalmente calcolate sulla base del prezzo dell’alloggio, con l’aggiunta di eventuali costi come spese di pulizia o per ospiti aggiuntivi”.
In alcuni luoghi la tassa di soggiorno è calcolata a persona, per notte e viene normalmente pagata dall’ospite, ma l’obbligo di versarla all’ente preposto ricade normalmente sull’host.