In 8 anni, e più precisamente tra il 2007 e il 2014, l’organico dei Comuni italiani si è ridotto di circa 62mila unità, pari a circa il 13%, pagando così un prezzo altissimo al blocco del turnovere; fra 2011 e 2014, inoltre, le buste paga si sono alleggerite dell’1,3% in termini reali per i dipendenti e del 4% per i dirigenti. E il rischio è che a fine anno questo numero arrivi a -80 mila unità a causa di questo meccanismo. E’ questo uno dei dati più importanti contenuti nel rapporto Anci-Ifel sul ‘Personale dei Comuni italiani 2016’, presentato in una conferenza stampa da Umberto di Primio, sindaco di Chieti e vicepresidente Anci con delega alla Pubblica amministrazione, al personale e alle relazioni sindacali, e da Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno e delegato Anci alla Finanza locale. Presente anche, tra gli altri, il segretario generale dell’Associazione dei comuni italiani, Veronica Nicotra.
E dunque, se nel 2007 il personale comunale in servizio ammontava a 479.233 unità, nel 2014 il valore si è ridotto a 416.964 persone. Di queste, solo 368.889 hanno contratti a tempo indeterminato. “Il dato – ha spiegato Di Primio – è peggiorato con il tempo per cui se 7 anni fa c’erano 8 dipendenti per 1000 abitanti, nel 2014 sono diventati poco più di sei per gli stessi abitanti e dovendo erogare servizi essenziali”. Anche l’età dei dipendenti suscita preoccupazioni: i lavoratori che hanno meno di 40 anni sono pari solo al 10,8%; solo il 28% ha tra i 40 e i 50 anni mentre ben il 61,3% ha più di 50 anni. “Si tratta di personale anziano e spesso demotivato a causa del blocco contrattuale e dello stipendio che, quindi, comprensibilmente, è portato ad avere un atteggiamento di minore attenzione per i processi di innovazione. Sul personale l’atteggiamento di imporre il blocco del turn over da parte del governo, è stato sbagliato: così si mettono in ginocchio i comuni”. La legge di stabilità 2016 ha infatti previsto che le assunzioni del personale non dirigenziale non potranno superare il 25% della spesa del personale cessato nell’anno precedente. “Auspichiamo si possa tornare a far sì che per ogni pensionato ci sia un nuovo assunto, è un appello che facciamo al Governo”, ha concluso Di Primio.