La Commissione bicamerale di vigilanza sull’Anagrafe tributaria del Parlamento ha recentemente approvato all’unanimità l’indagine conoscitiva per la “riforma della fiscalità immobiliare” dalla quale emergono le seguenti criticità che rendono obsoleto l’attuale assetto del Catasto:
– Riforma calata dall’alto, così come concepita nel 2014, senza un diretto coinvolgimento del cittadino o dei professionisti, ma attraverso l’applicazione di algoritmi, difficilmente comprensibili ai proprietari, per la determinazione del « valore patrimoniale » connesso a una « rendita catastale ».
– Banca dati incompleta, necessario completare prima un corretto censimento del patrimonio immobiliare affinché i percorsi di un’ipotetica riforma del sistema catastale non si traducano nell’applicazione di meri moltiplicatori lineari.
– Mancata definizione del principio dell’invarianza di gettito, tale previsione normativa, invocata a gran voce da tutte le categorie, è apparsa finora priva di contenuti, generando forti preoccupazioni per ulteriori sperequazioni, in assenza di puntuali accorgimenti.
Altri suggerimenti contenuti nel documento vanno dall’estensione della cedolare secca sugli affitti a tutti i tipi di contratti e ai negozi, all’Imu precompilata, allo stop alle tasse sugli immobili sfitti. Sulla base di queste osservazioni la Commissione ha rilanciato la riforma del Catasto con la proposta di definire come unità di misura degli immobili il metro quadrato catastale al posto delle attuali tre unità di consistenza (vano, mq. e mc.). Del resto, l’obsolescenza del sistema estimativo del catasto – peraltro evidenziata anche dall’Unione europea con la raccomandazione del 2 luglio 2019, n. 10165 – è stata sottolineata dalle audizioni dinanzi alla stessa Commissione. Non a caso, si tratta di un sistema fondato su una normativa del 1939 (legge 11 agosto 1939, n. 1249), mai sostanzialmente modificata, e su una revisione degli estimi del catasto edilizio urbano risalente al periodo 1988-89 (decreto ministeriale 20 gennaio 1990). Da segnalare, infine, la dichiarazione resa dal Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, proprio durante un’audizione: “Sarebbe auspicabile che, oltre agli aspetti tecnico organizzativi, si dia luogo a un confronto a monte con i Comuni, perché le scelte tecniche hanno un riverbero politico. Questa riforma deve essere fattibile operativamente, ma deve essere condivisa a livello di dati. Occorre che una riflessione su questo parta dalle criticità del sistema”.