Via libera del consiglio dei ministri al nuovo Codice degli appalti. Si passa dal vecchio Codice “da 660 articoli e 1500 commi a 217 articoli con una scelta di grandissima semplificazione e recepimento delle direttive europee.
Il governo ha varato oggi il nuovo codice degli appalti mandando in soffitta la legge ‘Obiettivo’ del 2001, criticata perché ha favorito sprechi e fenomeni di corruzione.
Il provvedimento, un decreto legislativo, sancisce il principio che bisogna procedere tramite le procedure ordinarie e non più con le procedure straordinarie volute dal secondo governo Berlusconi per velocizzare i lavori.
“Applichiamo la rivoluzione della normalità”, ha sintetizzato il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, spiegando che la nuova regolazione si basa su tre principi: “Buona programmazione, tempi definiti e finanziamenti certi”.
Per le concessioni viene stabilito che il rischio operativo deve essere in carico al privato. “Lo Stato non è obbligato a riequilibrare gli investimenti”, dice l’ex sindaco di Reggio Emilia.
L’Autorità nazionale contro la corruzione (Anac) riveste un ruolo chiave e dovrà emanare le linee guida per dare attuazione al nuovo codice, oltre che sanzionare chi non denuncia estorsioni e richieste corruttive.
Un altro obiettivo del governo è evitare la moltiplicazione dei costi dovuta al sistema di aggiudicazione tramite il principio del massimo ribasso. Il progetto, già in fase preliminare, dovrà quindi essere presentato dopo aver fatto tutte le indagini preliminari.