Ieri è stata una giornata decisiva per il futuro di Ancitel. Infatti la società, nata trent’anni fa con l’obiettivo di sviluppare (prima di internet) i collegamenti telematici tra i Comuni e giunta poi, nei rapporti tra centro e amministrazioni locali, a concorrere attivamente ai processi di modernizzazione mediante servizi istituzionali, si avvia a spegnere i motori. In una dichiarazione riportata nel pomeriggio dalle agenzie, il Presidente Decaro ha reso noto che nel Consiglio nazionale svolto in Campidoglio si è discusso della«uscita dell’Anci da società che non svolgono attività di tipo istituzionale come Ancitel”. Si tratta di una decisione che chiude, pertanto, un ciclo storico e apre più di un interrogativo sulla evoluzione istituzionale e operativa dell’azienda. Decaro ha poi spiegato nel dettaglio: «Ci sarà un allontanamento dell’Anci da alcune quote societarie in alcune società e fondazioni che non svolgono attività legate a quella istituzionale dell’Anci. E quindi ho chiesto ad Ancitel di chiudere Ancitel Energia. Usciremo anche da Ancitel, nel senso che stiamo trovando una soluzione (…) che permetterà di trasferire attività e personale senza toccare i livelli retributivi del personale dell’ Ancitel».
A garanzia della stabilità dell’occupazione, il Presidente ha sottolineato l’impegno degli organi dirigenti: «Trasferiremo le attività di Ancitel in una articolazione dello Stato». I dettagli dell’operazione non sono ancora noti, ma il CdA ha provveduto con urgenza a recepire gli indirizzi del socio di maggioranza, non senza aver chiarito che gli amministratori s’impegnano fin d’ora ad attuare quanto loro richiesto contestualmente al rispetto e alla tutela, come prevede la legge, dell’interesse fondamentale della società. Sì può immaginare, in questa cornice, la probabile diffusione di uno stato di disagio all’interno e all’esterno della società (editrice, per altro, di questa testata online). L’augurio è che nel passaggio dalle affermazioni di principio alle proposte concrete si possa preservare, insieme alla continuità dell’occupazione, anche il vasto patrimonio di professionalità di un’azienda leader nel mondo delle autonomie locali. In ogni caso, come si sa, arrendersi moralmente alla bancarotta non è un esempio di buona conduzione amministrativa.