“C’è un’Italia che sfida la crisi puntando sulla propria identità, un’Italia che fa l’Italia e che compete senza perdere la propria anima. Tradizioni, territorio, cultura, bellezza, innovazione e creatività sono le chiavi su cui scommettere per mantenere e rafforzare i primati internazionali che può vantare il nostro Paese. La spina dorsale di questi primati abita anche nei piccoli Comuni”. Lo ha affermato Ermete Realacci, presidente di Symbola-Fondazione per le qualità italiane, promotore e primo firmatario della legge sui piccoli Comuni, approvata a larghissima maggioranza nel 2017, in occasione della presentazione a Firenze del Rapporto “Piccoli Comuni e tipicità” di Coldiretti-Symbola, appunto, alla quale hanno partecipato figure istituzionali di rilievo come: Enrico Rossi, presidente Giunta regionale Toscana, Alessia Bettini, assessore Ambiente del Comune di Firenze, Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana, Massimo Castelli, coordinatore nazionale Anci piccoli Comuni e Veronica Barbati delegata nazionale Coldiretti Giovani Impresa.
“Turismo, ovviamente: lì alberga un patrimonio naturale, culturale, paesaggistico e artistico senza eguali – ha poi continuato il ragionamento Realacci – che attira un numero sempre crescente di turisti italiani e stranieri. Ma anche produzioni di qualità, nell’artigianato e nella manifattura. In particolare in questi piccoli centri si produce il 92% dei prodotti agroalimentari di origine protetta (Dop, e di Indicazione di origine protetta, Igp) e il 79% dei vini italiani più pregiati”. Non a caso, la rete dei piccoli Comuni (aree pari o al di sotto dei 5 mila abitanti) conta 5.567 enti su un totale di 7.977 (al 30 giugno 2017): quasi due terzi del totale (69,7%), pari al 54,1% della superficie territoriale complessiva del Paese. Nella grande maggioranza dei casi (l’85,3% del totale) si tratta di realtà rurali a bassa urbanizzazione, e per più della metà dei casi (55,3%) di aree totalmente montane. In questi centri risiedono oltre 10 milioni di abitanti, pari al 16,5% della popolazione italiana. La densità abitativa è molto più bassa rispetto a quella delle grandi città (61 abitanti per kmq contro 365), poiché vi abitano all’incirca 2,4 milioni di anziani, ma anche 3,7 milioni di residenti nel pieno dell’età lavorativa (40-64 anni), quasi 1,3 milioni di ragazzi con meno di 15 anni e oltre 5 milioni di donne.
“Dalla valorizzazione dei tesori enogastronomici custoditi nei Piccoli Comuni dipendono molte delle opportunità di lavoro dei 3,9 milioni di giovani under 40 che hanno scelto di non abbandonare gli antichi borghi – ha aggiunto Veronica Barbati Delegata Nazionale Coldiretti Giovani Impresa nel sottolineare che “la legge sui piccoli Comuni rappresenta il riconoscimento anche giuridico del valore economico, sociale ed ambientale di una Italia “minore” ma non per questo marginale”.
In Toscana, che ha ospitato l’evento, i piccoli Comuni sono 119 su un totale di 273, pari al 43.6%, la loro superficie è di 8.860 kmq pari al 38,5% del totale e ospitano una popolazione di 283.313 abitanti pari al 7.6% dei 3.736.968 residenti della regione. Delle 31 tipicità toscane, tra le quali prevalgono ortofrutticoli e cereali, 4 (Fagiolo di Sorana, Lardo di Colonnata, Mortadella di Prato e Zafferano di San Gimignano) sono esclusiva di grandi Comuni. Le altre 27 produzioni tipiche coinvolgono sempre i piccoli centri, e una, l’olio DOP di Seggiano, viene prodotta esclusivamente in otto piccoli Comuni del grossetano (Arcidosso, Castel del Piano, Castell’Azzara, Cinigiano, Roccalbegna, Santa Fiora, Seggiano e Semproniano).
Nell’ambito della convention fiorentina è stato anche siglato un protocollo d’intesa tra ANCI e Coldiretti Toscana. “Questo protocollo- ha evidenziato Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana – è volto a realizzare sinergie in materia di politiche agricole e forestali in particolare per promuovere l’informazione e la formazione nel settore agricolo con attenzione ai giovani, attivare confronti in merito alle politiche urbanistico-paesaggistiche rispetto al settore agricolo, adottare strumenti e azioni che facilitino lo sviluppo delle ICT nelle zone rurali, progettare iniziative volte a valorizzare e promuovere la tradizione rurale, le sue tipicità e la filiera corta e favorire e sviluppare forme di collaborazione tra i Centri di Assistenza Agricola – CAA e i SUAP, anche secondo quanto previsto dalla DGR 1367 del 10.12 2018, per realizzare un virtuoso snellimento della burocrazia. Nei piccoli Comuni – ha proseguito De Concilio – se vogliamo salvaguardare le attività agricole occorre contenere la presenza di predatori e ungulati in grado di mettere a rischio l’equilibrio ambientale. Per questo occorre confermare la legge obiettivo applicandola in tutte le sue parti e ribadire l’importanza dell’approvazione Piano Lupo che attiverebbe risorse importanti per i territori. Facciamo appello ai Dindaci – ha concluso De Concilio – affinché la pianificazione urbanistica non sottragga superficie alle aree rurali”.