Il ritmo cardiaco durante la lezione di spinning; il tragitto della corsetta giornaliera; gli appuntamenti in palestra e il numero di addominali, flessioni e salti che facciamo durante la settimana; e ancora il peso, l’altezza, quello che mangiamo, perfino il livello di stress e le ore di sonno, sono i dati che possono raccogliere app e dispositivi fitness tracker e che spesso concediamo con poca attenzione.
In molti casi, infatti, app e dispositivi per il monitoraggio delle attività sportive raccolgono e trattano dati di natura sensibile (riguardanti la salute e le condizioni psico-fisiche) o comunque delicati in quanto possono rivelare abitudini di vita e consumo, spostamenti, perfino relazioni sociali. Dati che possono essere ceduti a terzi per finalità di profilazione o possono finire nelle mani di malintenzionati, con ricadute anche sulla sicurezza personale (quando condividiamo sui social informazioni su dove, in quali giorni e a che ora andiamo a correre e se da soli o in compagnia).
App e dispositivi fitness tracker poi sono connessi alla rete Internet e con altre app e dispositivi di vario genere, con tutto quello che ciò implica per quanto riguarda la moltiplicazione esponenziale dei dati trattati e diffusi e i rischi legati alla sicurezza informatica.
In generale, quindi, si tratta di strumenti utili per tentare di mantenere un buono stato di forma o per migliorare le performance sportive, ma che vanno anche usati con la consapevolezza e la cautela necessarie a garantire la protezione della propria riservatezza e dei dati personali. Suggerimenti, spunti di riflessione e indicazioni sono riassunti sul sito del Garante nella pagina tematica www.gpdp.it/fitness-tracker e nella scheda informativa predisposta dall’Autorità.
Fonte: Garante della Privacy