Novità in decreto P.a., si riducono da 24 a 15, con un cda snello
La governance dei porti italiani diventa strategica e più snella, con meno Autorità e più coordinamento non solo tra i porti ma anche gli interporti che vi gravita intorno, in una logica di sistema. E’ quanto prevede la ‘riforma’ dei porti (in realtà parte della riforma più complessiva che sta procedendo anche con altri provvedimenti) contenuta nel decreto attuativo della riforma della P.A., atteso al prossimo consiglio dei ministri di mercoledì. Una serie di novità che puntano a far funzionare l’hub Italia, oggi frenato da problemi che vanno dall’eccessiva frammentazione e scarso coordinamento, all’eccesso di burocrazia.
La principale misura va ad incidere sul numero delle Autorità portuali, attualmente 24, che si ridurranno a 15 Autorità di sistema portuale. Un cambio di nome che porta con sé anche un cambio di logica: non più Autorità che lavorano ognuna per conto proprio, talvolta in modo concorrenziale, ma facendo in modo che diventino una sorta di centro di coordinamento strategico in grado di mettere a sistema i porti e gli interporti. I porti delle Autorità di sistema, scelti prendendo come riferimento i porti ‘core’ indicati dall’Europa, avranno un ruolo strategico e prenderanno le decisioni e con loro lavoreranno i circa 50 porti nazionali per le attività strategiche.
Verrà inoltre snellito il ‘governo’ delle Autorità di sistema. L’attuale Comitato portuale, composto da una trentina di membri, verrà sostituito da una sorta di consiglio di amministrazione snello, composto di 4-5 membri, che sarà così in grado di prendere decisioni veloci. Ad affiancarlo ci sarà un Tavolo di partenariato della risorsa mare, che riunirà tutti gli stakeholer e avrà funzioni consultive. C’è poi tutto il problema dei procedimenti amministrativi, spesso rallentati da lungaggini burocratiche, che non permettono al sistema Italia di essere efficace. Per questo è prevista una semplificazione dei soggetti coinvolti, attraverso la creazione di due sportelli unici, uno doganale e uno amministrativo, cui dovrebbe aggiungersi anche una semplificazione a livello tecnologico, che in alcuni porti è già realtà. La riforma più complessiva di tutto il sistema, avviata con il Piano strategico nazionale della portualità e della logistica varato nel luglio scorso, sta intanto procedendo su vari fronti: la semplificazione dei dragaggi è nel Collegato ambientale; gli incentivi ‘marebonus’ e ‘ferrobonus’ sono stati inseriti nella legge di stabilità e necessitano ora di un altro atto legislativo per diventare realtà; i collegamenti dell’ultimo miglio sono stati inseriti nel contratto di programma di Rfi.