In Italia crescono i consumi di bevande alcoliche, soprattutto tra i giovanissimi con il fenomeno del binge drinking che prende piede sempre più. A sottolinearlo sono i dati del Rapporto dell’Osservatorio nazionale Alcol dell’Istituto superiore di Sanità, presentato in occasione dell’Alcol Prevention Day. Lo studio mette in evidenza una crescita dei consumi pro-capite congrua con le tendenze rielaborate sui dati Istat di oltre 35 milioni di consumatori, che vede una prevalenza maggiore al bere degli uomini rispetto alle donne, con una crescita dei consumi al di fuori dei pasti (nel 2013 erano il 25,8%; nel 2014 erano 26,9%; nel 2015 sono risultati essere 27,9%), nonché dei consumatori occasionali (dal 38,6% del 2014 al 42,3% del 2015). A bere fuori pasto sono soprattutto le donne e gli adolescenti.
Nel nostro Paese il fenomeno del binge drinking (assunzione di più bevande alcoliche in un intervallo di tempo piuttosto breve) ha coinvolto quasi l’11% dei consumatori e poco più del 3% delle consumatrici, con oltre 3.700.000 binge drinkers di età superiore agli 11 anni, con valori massimi registrati tra i 18 e i 24 anni, fascia di età in cui troviamo un rapporto numerico di una persona di sesso maschile su 5 e una persona di sesso femminile su 10 che bevono fino all’intossicazione ricorrente. Sono i ragazzi a superare significativamente le ragazze in diverse classi di età, ad eccezione dei minori, per i quali il gap si restringe avvicinando i due generi in termini di rischio.
“Dei circa 6.000.000 di consumatori rischiosi di bevande alcoliche e dei 2.500.000 di consumatrici a maggior rischio che nel 2015 non si sono attenuti alle indicazioni di salute pubblica riguardo alle quantità da non superare nel consumo di bevande alcoliche, circa 710.000 seguono modalità di consumo che hanno già procurato un danno all’organismo o un’alcoldipendenza – ha detto il direttore dell’Osservatorio nazionale Alcol dell’ISS, Emanuele Scafato -. Si tratta di pazienti che si trovano in necessità di un trattamento che oggi è fornito a poco più di 72.000 alcolisti nei 499 servizi alcologici del SSN. La sfida è intercettare il rischio prima che possa evolvere in danno e alcoldipendenza e quindi far salire la quota dei pazienti in carico ai servizi che oggi intercettano poco più del 10% di quanti avrebbero necessità di specifiche cure”.