Insieme alla Green economy, di pari passo, si va affermando la Gig economy, conosciuta anche come economia delle piattaforme. Un modello di lavoro sempre più diffuso all’interno dell’Unione europea in un numero sempre maggiore di settori. La Commissione europea, pertanto, ha avviato la prima fase della consultazione delle parti sociali europee che prende le mosse dalla constatazione delle condizioni di lavoro tramite le piattaforme digitali. L’emergenza epidemiologica ha accelerato la trasformazione digitale e l’espansione dei modelli di attività basati su tali piattaforme nel mercato interno. Tuttavia, il ricorso alle piattaforme digitali ha fatto emergere anche a condizioni di lavoro precarie, segnate dall’assenza di trasparenza e prevedibilità degli accordi contrattuali, nonchè da vistose carenze in materia di salute, sicurezza e tutela sociale.
Si rammenta che, in Italia, il lavoro mediante le piattaforme digitali, è attualmente previsto e disciplinato dal D.Lgs. n. 81/2015 che – con particolare riferimento ai ciclo-fattorini (c.d. riders) – attribuisce ai riders tutele differenziate a seconda che l’attività sia riconducibile alla nozione generale di etero-organizzazione (art. 2), ovvero a quella di lavoro autonomo (art. 47 bis), ferma restando la possibilità che l’attività sia invece qualificabile come prestazione di lavoro subordinato (art. 2094 del Codice Civile). Alla luce dell’attuale contesto socio-normativo, la Commissione si pone quale obiettivo della prima fase della consultazione la raccolta delle opinioni delle parti sociali sulla necessità e la direzione delle possibili a azioni dell’UE finalizzate a migliorare le condizioni di lavoro tramite le piattaforme digitali, tenuto conto anche dei profili collegati alla dimensione transfrontaliera del settore.
Fonte: Ministero del lavoro e delle politiche sociali