La Centrale Unica di Committenza sta causando disagi ai Comuni della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia e alle piccole e medie imprese locali. Ecco perché Anci Fvg ha chiesto alla Regione stessa di avviare un confronto per chiarire i tanti punti interrogativi e superare le criticità emerse. “Una norma che, purtroppo, sta producendo effetti negativi sia ai Comuni del nostro territorio sia alle piccole realtà economiche di vicinato: le Amministrazioni sono costrette a sostenere costi superiori a causa delle gare centralizzate e le realtà locali a essere superate da quelle nazionali, pronte a giocare sull’importo finale. Con il passare dei mesi – commenta l’Anci regionale – l’impossibilità di ricorrere all’affidamento diretto da parte delle Amministrazioni sta creando numerosi disservizi e allo stesso tempo sta mettendo a dura prova le piccole imprese locali che, troppo spesso, si ritrovano a fare lo stesso lavoro ma in subappalto e a prezzi inferiori. Un meccanismo che, invece di aiutare i Comuni, li sta penalizzando e che, oltre a districarsi nel labirinto della burocrazia, sono costretti a fronteggiare le lamentele dei residenti per la mancanza di sfalci d’erba o per lo scarso servizio cimiteriale. Non solo – proseguono – prossimamente le gare vedranno coinvolti i servizi collegati al mondo della scuola come, per esempio, la gestione dello scuolabus e delle mense con la probabilità che i costi aumentino e che vadano ad incidere sul portafoglio delle famiglie. L’incremento ricadrà, infatti, sui bilanci comunali che si vedranno costretti ad aumentare la tassazione o a rinunciare ad alcune attività. Per questo – concludono i rappresentanti di Anci – chiediamo un incontro urgente con gli assessori regionali competenti allo scopo di rivedere le soglie di applicazioni della Centrale Unica di Committenza e le sue funzioni, oltre a chiarire come i Comuni possano ricorrere alla Corte dei Conti qualora gli affidamenti diretti comportino costi inferiori”.