Insorge l’Uncem alla notizia della decisione governativa ufficializzata il 27 giugno. Immediata la reazione del presidente Marco Bussone: “È particolarmente grave il taglio del Governo dei fondi statali destinati ai Comuni che hanno scelto la strada della fusione. Una riduzione anche del 60% per quegli Enti che dal 2013 hanno deciso di fondersi, passando per la strada del referendum popolare e poi da una legge regionale. Le risorse sono stabilite da una norma nazionale e da un contratto stipulato dai Comuni con lo Stato. Il taglio, deciso oggi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, distrugge di fatto questo patto tra livelli istituzionali, aprendo la strada e legittimando possibili tagli in qualsiasi momento anche su altri fondi e su altri tipi di finanziamento. Dunque è ancor più inaccettabile. Le risorse per i Comuni che hanno fatto una fusione sono sì un incentivo per costruire migliori opportunità e servizi per i loro cittadini, allo stesso tempo sono strumento per agevolare percorsi di partecipazione e coesione all’interno degli Enti locali. Piacciano o meno le fusioni, non è ammesso, in uno Stato moderno, un taglio di finanziamenti deciso unilaterlamente da chi li eroga. Uncem chiederà al Ministro Tria di chiarire quanto successo e di reintegrare le risorse, quasi 35 milioni di euro che sono state decurtate ai Comuni”.
Dal canto loro Roberto Pella, vice presidente vicario Anci, e Massimo Castelli, coordinatore Anci piccoli Comuni sottolineano come “La diminuzione delle risorse destinate ai Comuni che hanno scelto la fusione, dovuta alla costituzione di nuove fusioni a fronte dell’invarianza del fondo statale, rischia di non consentire un corretto avvio delle esperienze più recenti e di mettere in discussione l’erogazione e la gestione efficace dei servizi da parte degli enti che hanno creduto in questo percorso innovativo”.
“Sul tema Anci aveva già evidenziato criticità e richiesto ulteriori risorse per rispondere alle aspettative dei Comuni, il cui numero è aumentato negli ultimi anni. Richiesta ribadita con forza durante i lavori della Conferenza Stato – Città di qualche settimana fa, dove l’Associazione ha sottolineato proprio l’insufficienza dei contributi statali rispetto al fabbisogno dei Comuni (pari al 60% dei trasferimenti erariali attribuiti per l’anno 2010) e prospettato la necessità di una integrazione del fondo statale, ma senza intaccare il Fondo di solidarietà comunale. Il tema – ricordano ancora Pella e Castelli – era stato già rimarcato in maggio con una lettera del Segretario generale Veronica Nicotra al ministero dell’Interno: ‘Per la prima volta il fondo previsto non copre la percentuale del 60% a causa dell’aumento del numero di fusioni e del mancato incremento corrispondente del contributo statale. Si fa presente l’opportunità di valutare un’integrazione del fondo che risulta carente di circa 25 milioni’.
“Auspichiamo il mantenimento della linea che incentiva i Comuni a stare insieme nelle forme previste dell’ordinamento, per migliorare la qualità dei servizi erogati alle comunità. Così chiediamo che venga portato a compimento il percorso di approvazione delle nuove norme in materia di gestione associata, peraltro già condiviso nel tavolo presieduto dal sottosegretario all’Interno Stefano Candiani”, concludono i due esponenti dell’Anci.