Gli assessori al bilancio di Milano, Torino, Genova, inviano al Governo una missiva recante una proposta in cinque punti sulla finanza locale, interpretando le istanze generali dei Comuni, come riporta un dettagliato articolo de Il Sole 24Ore. La richiesta è chiara. Occorre rimuovere le “gabbie che stanno trasformando il ruolo dei politici locali: non più amministratori con il compito di dare gambe allo sviluppo dei territori, ma gestori di emergenze contabili”. Di che si tratta? Riassume puntualmente le questioni poste dalle tre città l’articolo del Sole: “Superare davvero il criterio della spesa storica ripensando i meccanismi di perequazione. Rivedere le regole di gestione del debito dei Comuni e permetterne una ristrutturazione come quella accordata alle Regioni; attuare la riforma della riscossione locale ferma da otto anni permettendo ai Sindaci di cedere sul mercato i vecchi crediti che strozzano i bilanci; e rialzare le compensazioni per l’addio alla Tasi sull’abitazione principale”.
Se non si procede in questa direzione c’è il rischio che cinque Comuni su sei aumentino le addizionali a causa della perdita di risorse in alcune voci di bilancio. La lettera-appello degli assessori cita diversi esempi. In primo luogo, l’alleggerimento del Fondo nato nel 2014 per attenuare gli effetti collaterali dell’abolizione della Tasi sui Comuni che si erano allontanati dall’aliquota standard, passato dai 640 mln iniziali ai 300 mln di quest’anno. Poi c’è il problema della progressione del «Fondo crediti di dubbia esigibilità», meccanismo che obbliga gli enti locali ad accantonare risorse a copertura delle mancate riscossioni, in base alla media degli ultimi cinque anni. L’anno scorso, quando doveva coprire il 70% dei “buchi”, ha bloccato circa 4 mld e, se si arriva al 100% previsto per il 2021, la mazzata sui conti sarà molto forte.
La mancata riforma della riscossione locale fa il resto. Milano, ad esempio, sconta più di 2 mld di crediti non riscossi. Sarebbe necessario “un intervento che ne facilitasse la cessione con procedure a evidenza pubblica – scrivono gli assessori – che consentirebbe la trasformazione di questi crediti in cassa e ne migliorerebbe il recupero”.
Altro punto cruciale segnalato dalla lettera al Governo riguarda il rimborso dei debiti contratti dai Comuni, spesso penalizzati da tassi fuori mercato che andrebbero ristrutturati, come accade per le Regioni, e dall’obbligo di rimborsare integralmente le quote capitale in scadenza imposto dai principi contabili. “Obbligo auspicabile per gli enti che non garantiscono la sostenibilità del debito – scrivono gli assessori – ma inaccettabile per tutti quei Comuni che hanno una situazione debitoria del tutto sostenibile”. Per ovviare a questa incombenza – propongono – dovrebbe essere possibile coprire almeno al 50% la quota capitale in scadenza nell’anno con entrate in conto capitale anziché con entrate correnti.