Presso l’aula Paolo VI si è tenuto il convegno “Fare insieme. Sviluppo, istruzione, lavoro”. Un appuntamento per riflettere sulle sfide etiche dell’economia in tempi di globalizzazione. Occorre che l’impresa “metta al centro la persona, la qualità delle sue relazioni, la verità del suo impegno a costruire un mondo più giusto, un mondo davvero di tutti – ha detto Papa Francesco” di fronte a 7.000 imprenditori.
L’instabilità, che è la cifra del nostro tempo, vede un’umanità sospesa tra rischi e opportunità in una società globale iperconnessa, in grado di generare e diffondere enormi flussi di informazioni, ma debole nell’avere punti di riferimento. Giovani e anziani coabitano in un precario equilibrio tra diritto al lavoro e diritto alla tutela, migranti in fuga dalle guerre e povertà suscitano sentimenti di accoglienza e altrettanta ostilità. A questi problemi faticano a rispondere le istituzioni democratiche, talvolta lasciando spazio a populismi. Fare insieme sono due parole chiave che interpretano il senso che le imprese hanno nel ruolo sociale. E’ necessario condividere, costruire su basi solide misurandosi con le opportunità di innovazione sia come persone che come comunità. Fare insieme è insomma il cuore del messaggio che la Chiesa e Papa Francesco hanno lanciato richiamando la responsabilità degli attori economici a non erigere barriere di ingiustizia, ma a garantire all’uomo l’esercizio dei suoi diritti fondamentali al lavoro, all’istruzione, al dialogo e alla convivenza libera. Il Papa ha chiesto di non dimenticare “le categorie più deboli e marginalizzate”, come famiglie e giovani disoccupati.