Le proiezioni comprendono anche un profilo di moderato rialzo delle quotazioni petrolifere. Nell’area dell’euro le condizioni monetarie e finanziarie continuerebbero a rimanere estremamente accomodanti, pur risentendo dell’aumento dei rendimenti a lungo termine internazionali e, per il nostro Paese, del recente ampliamento dello spread sui titoli tedeschi. In Italia l’intonazione espansiva della politica di bilancio contribuirebbe a sostenere l’andamento dell’attività economica.
Sulla base di queste ipotesi, la crescita dell’Italia proseguirebbe, sostenuta dalla domanda interna.
Nel terzo trimestre di quest’anno il nostro Pil è aumentato dello 0,3 per cento, dopo l’inattesa frenata registrata in primavera; le informazioni congiunturali indicano un’espansione dell’attività economica nel trimestre finale dell’anno a un ritmo appena inferiore.
In media, il PIL dovrebbe aumentare dello 0,9 per cento quest’anno; crescerebbe dello 0,9 il prossimo e dell’1,1 per cento sia nel 2018 sia nel 2019.
Queste valutazioni sono sostanzialmente in linea con quelle delle principali istituzioni internazionali. Nel confronto con le proiezioni macroeconomiche pubblicate lo scorso 6 giugno, prima dell’esito del referendum nel Regno Unito, la stima di crescita è più bassa, per circa 0,2 punti percentuali in media all’anno nel triennio 2016-2018; la revisione riflette principalmente ipotesi meno favorevoli sull’andamento della domanda estera e dei tassi di interesse sui mercati internazionali.
Gli investimenti si espanderebbero a ritmi più sostenuti del prodotto, pur non recuperando per intero il forte calo occorso durante la prolungata fase recessiva.
L’accumulazione di capitale risentirebbe da un lato di una maggiore incertezza globale, ma beneficerebbe dall’altro, oltre che del consolidamento delle prospettive di ripresa interna e di condizioni finanziarie accomodanti, anche delle misure di incentivo; queste ultime indurrebbero un’anticipazione della spesa, cui farebbe seguito un temporaneo rallentamento degli investimenti alla fine dell’orizzonte di previsione. In rapporto al Pil, gli investimenti in capitale produttivo si riporterebbero nel 2019 in prossimità dei livelli medi registrati nel decennio pre-crisi; la spesa in costruzioni sarebbe inferiore di oltre 3 punti percentuali.
Il ritmo di crescita dei consumi sarebbe in linea con quello del prodotto, sostenuto dall’espansione dell’occupazione e del reddito disponibile. Il rafforzamento dell’occupazione sarebbe stimolato principalmente dalla prosecuzione della crescita.
Nonostante l’esaurirsi degli sgravi contributivi a favore delle assunzioni a tempo indeterminato, l’occupazione, misurata in unità standard di lavoro, si espanderebbe di circa 2 punti percentuali cumulati nel triennio 2017-2019 (di quasi il 2,5 per cento nel settore privato). Il concomitante
Aumento della partecipazione al mercato del lavoro, attribuibile al miglioramento delle prospettive occupazionali e al progressivo innalzamento dell’età di pensionamento,comporterebbe una discesa solo graduale del tasso di disoccupazione, che nel 2019 si porterebbe al 10,8% (da 11,9 nel 2015).