L’evento è stato organizzato dall’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, leader nella gigantesca sfida della fusione che vede il nostro Paese in prima fila nei programmi internazionali ITER, DEMO, Broader Approach e nell’agenzia Ue Fusion for Energy (F4E).
Il Centro Ricerche Enea di Frascati, polo di eccellenza mondiale, è coordinatore nazionale per il progetto ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor), la macchina per la fusione in via di realizzazione in Francia.
Le ricadute scientifiche ed economiche sono di grande rilievo, ad oggi ammontano ad oltre un miliardo di euro. Si tratta di quasi il 60% del valore delle commesse europee per la produzione della componentistica ad alta tecnologia. L’obiettivo è di generare nuovi contratti per altre centinaia di milioni di euro nei prossimi 5 anni, cercando di conquistare un progetto Ue da 500 milioni di euro per realizzare in Italia una macchina sperimentale, il Divertor Test Tokamak (DTT), per fornire risposte scientifiche, tecniche e tecnologiche cruciali nel settore delle fonti energetiche innovative che Enea svilupperebbe in collaborazione con Cnr, Infn, Create (Consorzio di Ricerca per l’Energia, l’Automazione e le Tecnologie dell’Elettromagnetismo) e molte tra le più prestigiose Università italiane. Il governo italiano ha incluso il progetto, pietra miliare nella road map verso la fusione nucleare, fra le iniziative da finanziare con i fondi per la competitività recentemente attivati dal “Piano Junker”.
“Il DTT made in Italy – spiega Aldo Pizzuto, Direttore del Dipartimento Fusione dell’Enea – sarebbe uno dei laboratori scientifici tra i più importanti al mondo dopo quello per ITER; coinvolgerà oltre 250 tra ricercatori e tecnici e darà impulso all’industria nazionale con impatti significativi sia dal punto di vista occupazionale che di competitività”. La tecnologia del DTT made in Italy sarebbe la stessa utilizzata per ITER, ma con in più la possibilità di effettuare test con materiali avanzati, utilizzando una tecnica brevettata dall’Enea. L’obiettivo è di sperimentare soluzioni innovative destinate a risolvere una della maggiori criticità del processo di fusione, ovvero lo smaltimento dell’energia nei reattori a fusione, tema centrale dell’evento di Roma.