Comuni e Province in allarme per un imminente decreto ministeriale che vieterebbe le postazioni fisse sulle strade extraurbane principali adibite al controllo della velocità dei veicoli in transito. L’anticipazione della notizia la fornisce Maurizio Caprino sul Sole 24Ore chiarendo che gli enti locali, se passa la norma, dovranno rimuovere gli autovelox installati e sostituirli con apparecchi presidiati dai vigili. Eventualità che sta turbando i sonni degli amministratori locali, tant’è che Anci e Upi si stanno attivando per sventare questa manovra, giacchè il provvedimento avrebbe dovuto occuparsi soltanto della ripartizione dei proventi ottemperando alla legge 120/2010 (art. 25, comma 2, che ha introdotto il comma 12-bis nell’art. 142 del Codice della strada) che aveva imposto l’obbligo di devolverne il 50% all’ente proprietario della strada. Tale disposizione, invece, è stata posticipata a causa delle resistenze manifestate dai Comuni preoccupati per la tenuta dei bilanci. Si attende ora il vaglio della Conferenza Stato Città, che esaminerà il decreto. Qualora l’accordo non si trovi, sarà aperta la strada al contenzioso su duequestioni:
– viene tolta per decreto ministeriale alle polizie locali la possibilità di controllare la velocità in una parte del loro ambito territoriale, nonostante l’articolo 12 del Codice e le interpretazioni che ne ha dato la Cassazione consentano loro piena operatività (escluse solo le autostrade);
– alcuni organi di polizia locale hanno oggi in uso anche sistemi di controllo della velocità media (Tutor e simili). Se pure fossero installati su strade riconosciute di propria competenza anche dalla bozza del nuovo Dm, dovrebbero smontarli ugualmente perché il testo esclude la possibilità di impiegarli su tratti nei quali ci siano «intersezioni» (incroci con altre strade, molto frequenti sulla viabilità ordinaria).
Problemi sulla velocità media potrebbero, inoltre, insorgere anche per gli organi di polizia statali, poichè i controlli possono essere eseguiti solo su tratte lunghe almeno tre chilometri. Da un lato è un freno agli abusi, ma ci sono situazioni in cui è opportuno anche un controllo su distanze brevi. Per esempio, sotto il tunnel del Monte Bianco (dove il tratto italiano è corto) e sulla Tangenziale di Napoli (dove gli svincoli si susseguono di continuo).