Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) ha firmato il Decreto 18 settembre 2025 che aggiorna le misure unitarie dei canoni per le concessioni demaniali marittime per l’anno 2025. Il provvedimento, che arriva dopo una complessa vicenda legale e normativa, stabilisce un’iniziale riduzione degli importi, seguita da un aumento obbligatorio.
La doppia manovra: prima il taglio, poi il rialzo
L’aggiornamento dei canoni per il 2025 prevede due fasi distinte:
- Riduzione dello 0,65%: le misure unitarie dei canoni annuali vengono aggiornate applicando una riduzione dello 0,65% rispetto agli importi del 2024. Questa percentuale deriva dalla media degli indici ISTAT (prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, pari a +0,7%, e prezzi alla produzione dei prodotti industriali, pari a -2,0%), come previsto dalle norme vigenti e chiarito da un recente decreto-legge interpretativo. Questa riduzione si applica a tutte le concessioni in vigore o rilasciate dal 1° gennaio 2025.
- Aumento del 10% dal 1° aprile: a prescindere dalla prima operazione, gli importi unitari dei canoni subiranno un aumento del 10% a partire dal 1° aprile 2025. Tale aumento è stabilito per legge dall’articolo 4, comma 11, della Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021 (L. n. 118/2022).
Modifiche al canone minimo
Anche il canone minimo annuo subisce delle variazioni:
- L’importo minimo, che nel 2024 era di 3.225,50 euro, è stato adeguato a 3.204,53 euro a decorrere dal 1° gennaio 2025.
- Questa misura si applica alle concessioni per le quali il canone calcolato risulta inferiore a questo limite minimo.
Annullamento del precedente decreto
Il decreto si è reso necessario anche per risolvere una criticità normativa e giurisprudenziale: l’atto stabilisce infatti l’annullamento d’ufficio del precedente decreto di aggiornamento per l’anno 2025 (registrato dalla Corte dei conti al n. 218/2024), che era stato bloccato.
L’annullamento è legato a una sentenza del TAR Lazio (n. 13/2025) che aveva annullato un decreto precedente (n. 321/2022), poiché era stato utilizzato l’indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali in assenza di una previsione di legge esplicita. La necessità di procedere con il nuovo decreto è dovuta all’interpretazione autentica fornita dal decreto-legge 21 maggio 2025, n. 73, che ha finalmente stabilito che l’indice “all’ingrosso” (non più elaborato dall’ISTAT dal 1998) deve essere sostituito dall’indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali.
Fonte: Gazzetta Ufficiale