“Il sistema bancario italiano è solido – ha ricordato il premier Renzi – non è il più preoccupante del mondo, sono molto più preoccupato per banche di altri Paesi, anche più solidi dell’Italia, anche perché una crisi del sistema bancario, ad esempio in Germania, ha certo effetti anche da noi”. Renzi ha poi spiegato che nel decreto “nessuna misura è risolutiva, ma sono ulteriori tasselli di consolidamento del mosaico del sistema bancario”.
La riforma delle Bcc consentirà di superare le criticità che presenta la vigente disciplina del settore, debolezze strutturali derivanti dal modello di attività particolarmente esposto all’andamento dell’economia del territorio di riferimento, nonchè dagli assetti organizzativi e dalla dimensione ridotta. E’ stato, al tempo stesso confermato il valore del modello cooperativo per il settore bancario e rimane il principio del voto capitario. In pillole le linee guida dell’intervento riformatore sono: confermare il ruolo delle Bcc come banche cooperative della comunità e dei territori; migliorare la qualità della governante e semplificare l’organizzazione interna; assicurare una più efficiente allocazione delle risorse all’interno del sistema; consentire il tempestivo reperimento di capitali in caso di tensioni patrimoniali, anche attraverso l’accesso di capitali esterni al mondo cooperativo; garantire l’unità del sistema per accrescere la competitività e la stabilità nel medio-lungo periodo.
La riforma delle banche di credito cooperativo prevede un meccanismo per il quale chi vorrà uscire dal sistema potrà farlo, ma “a condizione che abbia almeno 200 milioni di riserve, non che la piccola banchetta possa andarsene e via. Dovrà corrispondere all’erario una cifra del 20% di queste riserve” ha aggiunto il primo ministro Renzi. Dal canto suo, Pietro Carlo Padoan aveva specificato che le banche di credito cooperativo, che attualmente hanno riserve per 200 milioni “sono una decina più o meno. Non significa che tutte debbano uscire, ma hanno la possibilità di farlo”, oppure di trasformarsi in Spa e in ogni caso “ci sono 18 mesi dall’approvazione della misura” per fare la scelta. Per il ministro dell’Economia, questo è un tempo sufficiente per aumentare la soglia “non si congela nulla a oggi”.