Negli ultimi anni sono moltissime le scoperte che fanno convergere saperi assai diversi tra loro: dalla chimica alla tecnologia dei materiali, dalla biologia all’Information technology e le determinanti informazioni contenute nei Big Data. Oggi s’intravedono nuovi orizzonti per curare patologie grazie alle scoperte sul genoma e alle strategie messe in campo per combattere il fenomeno dell’antibiotico-resistenza. I progetti per nuovi farmaci biotech sono attualmente 324, con una crescita del 7% rispetto al 2015. A dirlo è il nuovo Rapporto di Farmindustria sulle biotecnologie del settore farmaceutico in Italia. La maggior parte delle scoperte in sviluppo riguardano il settore oncologico (126), seguono neurologia (46) e malattie infettive (44).
Questa generazione di cure in Italia è disponibile oltre la soglia dei 200 e di queste 71 sono vaccini, 30 invece sono rivolte alle malattie rare. Lo scorso anno gli investimenti in tale ambito sono stati di 1,4 miliardi di euro e gli addetti ai lavori hanno raggiunto quota 6.100. Ridurre il tasso di mortalità e migliorare la qualità di vita per diverse patologie sono gli obiettivi guida del settore di ricerca. Nell’oncologia ad esempio, nei primi anni ’90, il 46% dei pazienti italiani riusciva a sopravvivere a 5 anni dalla diagnosi di un tumore, mentre oggi i dati sono più incoraggianti e si attestano sul 57% degli uomini e sul 63% delle donne.
Nel nostro Paese i pazienti possono contare su 202 farmaci biotech, che interessano 11 aree terapeutiche, frutto della ricerca di 28 aziende. Settantuno dei prodotti biotecnologici in commercio sono vaccini, per una pluralità di aree terapeutiche, e 30 sono destinati al trattamento delle malattie rare. Attualmente alcune patologie, proprio grazie al biotech, sono curabili, come ad esempio l’Ada-Scid, la psoriasi, la malattia di Hunter.
Piccole, medie e grandi imprese del settore, diffuse su tutto il territorio nazionale, operano sinergicamente ottenendo vantaggi competitivi nella ricerca biotecnologica, che richiede significative risorse finanziarie per ottimizzare i risultati. Il settore del farmaco biotech può contare su un’intensità relativa in termini di addetti e investimenti, circa 16 volte superiore rispetto al complesso degli altri settori dell’economia. L’Italia ha tutte le carte in regola per competere a livello internazionale, è tuttavia necessaria una nuova governance che sappia valorizzare l’innovazione farmaceutica misurando le terapie in funzione dei risultati e del costo complessivo della cura anzichè delle singole prestazioni.