Un giorno, quando la furia letale di Covid-19 si sarà consumata, ci chiederemo perché il mostro virale si sia accanito con tale veemenza sul Nord della Penisola, colpendo le aree a maggior sviluppo industriale. Intanto, i Comuni sono in prima linea ovunque, ma soprattutto nelle zone in cui i bollettini di guerra quotidiani, saturi di morti e nuovi malati, raggelano il sangue. La loro azione è tesa prioritariamente alla difesa della salute pubblica. Il reperimento e la distribuzione di massa delle mascherine protettive ne sono il fronte principale. Ecco perché dal Bergamasco al Friuli Venezia Giulia, passando per la Val Bormida, i Sindaci sono impegnati in questa vitale impresa. Non a caso, Il presidente dell’Associazione Comuni Bergamaschi, Claudio Armati, insieme ai Sindaci di Bergamo, Giorgio Gori, e Castione della Presolana, Angelo Migliorati, ha scritto ai colleghi Primi cittadini annunciando che si sta consegnando una prima tranche di 32.400 mascherine per ogni realtà comunale e indicando come comportarsi per averle e distribuirle.
Analogo intervento è in corso in Val Bormida, dove sono arrivate le mascherine del Dipartimento nazionale di Protezione civile e sono state consegnate ai Comuni con meno di 2 mila abitanti, che le hanno poi distribuite ai propri dipendenti, alle case di riposo per anziani e ai commercianti. Nella stessa direzione marcia anche il Friuli Venezia Giulia. “Entro dieci giorni, sarà consegnata a tutti i Comuni della Regione la prima dotazione di mascherine, la cui distribuzione sarà gestita direttamente dai Sindaci in base alle priorità definite dalle strutture territoriali – dichiara Riccardo Riccardi, vicegovernatore con delega alla Salute e alla Protezione civile, e poi aggiunge – La capacità produttiva che siamo riusciti a mettere in campo è di 20mila mascherine al giorno e partiamo seguendo il criterio di iniziare da quei Comuni che hanno registrato il maggior rapporto tra numero di abitanti e contagiati”.
Ma gli enti locali non sono soli in questo titanico sforzo. Al loro fianco ci stanno le Regioni e, soprattutto, il Governo che ha affidato al Commissario Domenico Arcuri e a Invitalia la gestione centrale dell’emergenza. “Fra quattro giorni un consorzio di produttori italiani inizierà a produrre le mascherine e a dotare il nostro sistema e il nostro paese delle munizioni che ci servono per combattere questa guerra commerciale ed evitare la nostra totale dipendenza dalle esportazioni – ha dichiarato il Commissario nel corso della conferenza stampa tenutasi il 24 marzo 2020 nella sede della Protezione civile a Roma, e ha poi sottolineato – Le aziende italiane arriveranno a produrre 50 milioni di mascherine al mese, che copriranno metà del nostro fabbisogno, pari a oltre 90 milioni di pezzi al mese”. L’obiettivo dell’autosufficienza dell’Italia sarà perseguito anche con un nuovo incentivo, gestito sempre da Invitalia, che metterà a disposizione 50 milioni di euro per le imprese che vorranno rapidamente riconvertirsi per produrle e distribuirle su tutto il territorio nazionale.
Per effetto di tutti questi interventi, bisogna riconoscere che negli ultimi giorni è cresciuta notevolmente la disponibilità di mascherine su tutto il territorio nazionale: “Ieri – ha aggiunto infine Arcuri – ne sono state distribuite 4,9 milioni, di cui 1,5 milioni di tipo Ffp2 e Ffp3 per il personale sanitario. Siamo passati da 370mila pezzi al giorno circa a un milione e 337mila al giorno. Altri milioni di mascherine arriveranno dalla Cina, che le invierà per due mesi a partire dal 29 marzo”.