Ci sono degli eventi sportivi che rimangono nell’immaginario collettivo come qualcosa di epico. L’avvenimento che diventa mito da tramandare alle generazioni future.
Agli Inglesi è accaduto nel 1966 con la vittoria della Coppa del Mondo, giocata in casa, e celebrata allo stadio di Wembley, davanti a 93mila spettatori, quando sconfisse la tanto “odiata” Germania per 4 a 2 dopo i tempi supplementari.
Un mondiale epico per il narciso inglese, un pochino meno per i colori italiani usciti sconfitti ed eliminati amaramente dalla Corea del Sud.
In questi giorni il mitico mondiale inglese è tornato di nuovo all’attenzione della cronaca. Il motivo non è qualche rievocazione attorno alle gesta degli inglesi, ricorrendo i quaranta anni dell’evento, bensì è legato ad alcuni episodi che hanno colpito alcuni giocatori di allora.
A Martin Peters, Nobby Stiles e Ray Wilson, tre componenti dello squadrone inglese, è stato diagnosticato il morbo di Alzheimer, mentre un altro giocatore, Jeff Astle, è morto per encefalopatia traumatica cronica recentemente.
Di fronte a questi avvenimenti sembrerebbe che la FA, la federazione di calcio inglese, abbia chiesto alla Fifa informazioni riguardo la presenza di demenza senile tra i giocatori professionistici. Qualcosa del genere è uscita ultimamente in America per i giocatori di Football americano affetti da questi problemi fisici.
Questo fenomeno è stato raccontato recentemente anche da Hollywood: è appena uscito il nuovo film di Will Smith, “Concussion“, che sta creando grandi emozioni tra il pubblico americano a fronte di tali problematiche che, spesso e volentieri, appaiono nascoste all’opinione pubblica e agli stessi giocatori.
In ogni caso c’è la presenza di uno studio dell’Università di Toronto che narra della presenza di traumi cranici che in diversi casi sono degenerati in demenza senile. Il tutto sarebbe causato dalla presenza negli anni 50/60 di palloni troppo pesanti che avrebbero creato dei danni al cervello.
In Inghilterra queste notizie hanno creato sconforto a fronte di un avvenimento storico che è parte narrante dell’orgoglio inglese. Oggi tra gli inglesi vi è la paura che le morti possano essere state causate veramente da queste continue sollecitazioni a cui era soggetto il cervello dopo aver colpito quel tipo di palloni. E proprio per questo chiedono lumi affinché venga raggiunta la verità. Diciamo che tutta la comunità calcistica, non solo quella anglosassone, dovrebbe interrogarsi per capire fino in fondo cosa ci sia dietro a degli eventi così tragici. Ma c’è la volontà di scoprire cosa ci sia dietro?