La Corte di Giustizia dell’Unione europea ha ribadito che, anche in presenza di una crisi migratoria, per l’esame delle richieste di asilo è competente lo Stato d’ingresso e non quello in cui la richiesta sia presentata. Tale pronuncia è stata resa nell’ambito di una causa intentata da un cittadino siriano e dai membri di due famiglie afghane che, nel 2016, avevano varcato la frontiera esterna della Croazia. Le autorità croate avevano organizzato il trasporto di tali persone sino alla frontiera croato-slovena allo per aiutarle a recarsi in altri Stati membri allo scopo di presentare in questi ultimi una domanda di protezione internazionale.
Il cittadino siriano aveva poi presentato una domanda siffatta in Slovenia, mentre i membri delle famiglie afghane avevano fatto lo stesso in Austria. Tuttavia, tanto la Slovenia quanto l’Austria hanno ritenuto che, poiché i richiedenti erano entrati illegalmente in Croazia, ai sensi del regolamento Dublino III, spettasse alle autorità di tale Stato membro esaminare le domande di protezione internazionale delle persone suddette.
Le persone interessate hanno contestato in sede giudiziaria le decisioni rispettivamente adottate dalle autorità slovene e austriache, facendo valere che il loro ingresso in Croazia non possa essere considerato irregolare e che, ai sensi del regolamento Dublino III, spetti dunque alle autorità slovene e austriache esaminare le loro domande di protezione internazionale.
In tale contesto, la Corte suprema della Repubblica di Slovenia e la Corte amministrativa suprema di Vienna hanno chiesto alla Corte di giustizia se l’ingresso delle persone di cui trattasi debba essere considerato regolare o no ai sensi del regolamento Dublino III. Inoltre, il giudice austriaco ha chiesto in aggiunta di sapere se il comportamento delle autorità croate equivalga al rilascio di un visto da parte di tale Stato membro. La risposta è stata chiara e netta: “La Croazia è competente a esaminare le domande di protezione internazionale delle persone che hanno attraversato in massa la sua frontiera in occasione della crisi migratoria del 2015-2016. Deve ritenersi, infatti, che tali persone abbiano varcato illegalmente la frontiera esterna della Croazia ai sensi del regolamento Dublino III.