Il Centro Studi di Confindustria ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita. Si prevede un aumento del Pil dell’1,3% nel 2017 (da +0,8% stimato in precedenza) e dell’1,1% nel 2018 (da +1%). Le stime degli industriali sono superiori a quelle del governo che, nel Def, ha previsto un Pil a +1,1% nel 2017 e a +1% nel 2018.
L’accelerazione dell’economia si deve, in parte, a export ed investimenti. Le nuove stime “non incorporano la manovra che sarà contenuta nella prossima legge di bilancio”. Anche se fosse contenuta in 8 miliardi abbasserebbe l’incremento del Pil sotto l’1%. I rischi della previsione, in sostanza, “sono verso l’alto per il 2017 e verso il basso nel 2018, qualora si riaffacciasse con forza l’incertezza politica connessa alla fine della legislatura e alle elezioni parlamentari”.
In merito agli altri numeri, per gli economisti, i consumi delle famiglie aumenteranno dell’1,2% nel 2017 e dell’1,1% nel 2018. La dinamica degli investimenti prosegue a un passo solido: +2,6% nel 2017 e +2,9% nel 2018.
Sul fronte dei conti pubblici, la discesa del deficit è lenta: al 2,3% del Pil quest’anno e al 2,4% nel 2018 (al lordo delle clausole di salvaguardia che valgono 0,9 punti di Pil). Mentre non scende il rapporto tra debito pubblico e Pil: 133,2% e 133,7%, da 132,6% del 2016.
Quanto al mercato del lavoro, nel 2017 e nel 2018, l’occupazione rallenterà allo 0,9% e allo 0,8% (+390mila unità di lavoro aggiuntive), dal +1,4% del 2016. Alla fine del biennio le persone occupate torneranno sopra il livello pre-crisi, mentre le unità di lavoro saranno ancora di 900mila sotto. Il tasso di disoccupazione sarà di poco inferiore al 10%, ma il lavoro manca, in tutto o in parte, a 7,7 milioni di persone.
Infine l’inflazione salirà all’1,3% quest’anno per poi scendere all’1,1% nel 2018.