Approfittando della crisi economica, la criminalità organizzata riesce a penetrare in modo sempre più massiccio e capillare nell’economia della ristorazione. Acquisendo e gestendo direttamente o indirettamente gli esercizi ristorativi, ha la possibilità di rispondere facilmente a una delle necessità più pressanti: riciclare il denaro frutto delle attività illecite. Questo dato inquietante è emerso dal Rapporto Agromafie elaborato da Coldiretti, Eurispes, e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare.
Non a caso, l’azione del Centro operativo della Dia di Napoli, nell’ambito di una operazione anticamorra, ha sequestrato numerose unità immobiliari e partecipazioni in società tra le quali il ristorante “Donna Sophia dal 1931” nel centro di Milano e la sala ricevimenti già nota come “Villa delle Ninfe” a Pozzuoli.
“Il volume d’affari complessivo dell’agromafia è salito – rileva la Coldiretti – a 21,8 miliardi di euro (+30% in un anno) perché la filiera del cibo, della sua produzione, trasporto, distribuzione e vendita, ha tutte le caratteristiche necessarie per attirare l’interesse di organizzazioni criminali. L’agroalimentare è divenuto una delle aree prioritarie di investimento della malavita che ne comprende la strategicità in tempo di crisi perché – precisa la Coldiretti – consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la via quotidiana della persone. Le attività ristorative – osserva la Coldiretti – sono dunque molto spesso tra gli schermi “legali” dietro i quali si cela un’espansione mafiosa sempre più aggressiva e sempre più integrata nell’economia regolare”. Grazie a una collaudata politica della mimetizzazione, le organizzazioni riescono a tutelare i patrimoni finanziari accumulati con le attività illecite muovendosi ormai come articolate holding finanziarie, all’interno delle quali gli esercizi ristorativi rappresentano efficienti coperture, con una facciata di legalità dietro la quale è difficile risalire ai veri proprietari e all’origine dei capitali. “Le operazioni delle Forze dell’ordine – conclude la Coldiretti – svelano gli interessi delle organizzazioni criminali nel settore agroalimentare e in modo specifico nella ristorazione nelle sue diverse forme, dai franchising ai locali esclusivi, dai bar, alle trattorie, fino ai ristoranti di lusso”.