La qualità dei servizi della pubblica amministrazione negli ultimi cinque anni è migliorata, anche se si registrano differenze tra le diverse aree geografiche del Paese. L’analisi dei principali indicatori posiziona l’Italia attorno alla media dei paesi Ocse e dell’Ue. E’ quanto emerge dalla ‘Relazione annuale sulla qualità dei servizi offerti dalle Pa centrali e locali a imprese e cittadini’, relativa all’anno 2017 del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) che, dal 2010, analizza le performance delle politiche pubbliche nei servizi ai cittadini e alle imprese e presentata oggi a Roma.
Prevista dall’articolo 9 della legge numero 15 del 2009, la Relazione è giunta alla sesta edizione. Essa è approvata dalla Commissione istruttoria unica, dall”ufficio di presidenza e dall’assemblea del Consiglio nazionale. L’analisi prende in considerazione i principali report di valutazione delle politiche pubbliche dell’Ocse, della Banca mondiale e, per ciò che riguarda l’Italia, della Banca d’Italia e dell’Istat.
La sesta Relazione, come le precedenti, è stata impostata dal Consiglio in un’ottica di collaborazione interistituzionale con oltre 30 enti, organi e amministrazioni, coinvolgendoli in un esercizio pluriennale di monitoraggio sui parametri di efficienza, efficacia, economicità e misurazione del risultato.
Negli ultimi anni la Pa italiana si è mossa in un contesto in cui, inevitabilmente, hanno continuato a prevalere le ragioni del risanamento finanziario (riduzione del disavanzo pubblico, stabilizzazione e poi calo del debito pubblico, entrambi gli aggregati standardizzati rispetto al pil).
La dimensione dell’intervento pubblico, in termini sia di valori di spesa primaria sia di occupati, è andata riducendosi in modo visibile. Una maggiore attenzione all’efficienza dei processi amministrativi in un’ottica di ‘spending review’ può attenuare, ma non eliminare la tendenza alla riduzione dei servizi.
L’introduzione di una disciplina più cogente dei sistemi di misurazione e di valutazione della performance organizzativa e individuale, collegati strettamente ai risultati raggiunti e accompagnati da misure sanzionatorie più rigide, ha obbligato le Pa centrali e locali a ripensarsi e ripensare il rapporto con gli stakeholder. Si assiste, inoltre, all’introduzione di una nuova disciplina del controllo da parte dei cittadini. Il ruolo degli Oiv, gli organismi indipendenti di valutazione, appare positivo e forse da potenziare.
Significativa l’istituzione dell’elenco nazionale dei componenti, che garantisce adeguati livelli di professionalità e di trasparenza. Il regolamento approvato con dpr 105/2016 attribuisce al dipartimento della funzione pubblica nuovi poteri in materia di promozione e di coordinamento delle attività di valutazione della performance delle amministrazioni pubbliche.
Determinante nel rapporto tra Pa, cittadini e imprese appare il ruolo di una potenziata disciplina della trasparenza che integra l’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni erogate dalle Pa centrali e locali, con particolare riferimento alle azioni di prevenzione e contrasto della corruzione e della cattiva amministrazione. La costruzione e l’aggiornamento costante della sezione ”Amministrazione trasparente” sui siti della Pa si presentano particolarmente impegnative per le amministrazioni, con risultati ancora insoddisfacenti al fine di raggiungere gli obiettivi previsti dalla norma in una logica di apertura e di innovazione e non possono pertanto restare confinate nella diffusa prassi del mero adempimento.
In tema di prevenzione della corruzione risulta crescente il ruolo dell’Anac, che ha aiutato a ripensare il rapporto tra prevenzione della corruzione e qualità nei servizi pubblici con la finalità di dimostrare come la riduzione dei rischi di corruzione o di altre forme d’illegalità concorra a un’allocazione ottimale delle risorse e alla prestazione di servizi adeguati ai cittadini.
Nella Relazione del Cnel viene presentato un primo elenco d’indicatori elaborati dall’Anac per segnalare eventuali patologie, anche connesse a fenomeni di corruzione o ‘favoritismo’, che se concretamente adottati dalle Pa potrebbero rappresentare un valido strumento per prevenire e correggere distorsioni nella gestione dei contratti connessi ai servizi pubblici.