Giovedì sarà discusso alla Camera il testo base sulla cannabis ma riguarda esclusivamente l’uso terapeutico. Archiviata quindi la parte sulla legalizzazione totale della pianta dopo lo stralcio nelle commissioni Affari sociali e Giustizia di luglio scorso.
La legge frutto di un lavoro trasversale dell’intergruppo parlamentare sulla cannabis legale, arriva sì in aula, ma dimezzata. Di fatto l’uso terapeutico è già regolamentato da un decreto del ministero della Salute del 2007 e riconfermato nel 2015 da Beatrice Lorenzin.
Approvare una legge dello Stato in materia, darà sicuramente più peso a questa possibilità terapeutica, togliendo dall’imbarazzo gli operatori sanitari e il mondo scientifico. Va anche detto che, già sulla base del primo decreto, le Regioni hanno introdotto leggi regionali, in cui l’unico elemento di autonomia sul quale possono decidere è se mettere o meno il farmaco a base di cannabis a carico del servizio sanitario regionale.
Per i Radicali italiani, che con l’Associazione Coscioni sono riusciti a portare in Parlamento una legge di iniziativa popolare sulla completa liberalizzazione della cannabis, si tratta di un’occasione persa: “Sebbene la decisione di stralciare solo la parte che riguarda l’uso terapeutico sia un passo in avanti – afferma la presidente dei Radicali italiani Antonella Soldo – tuttavia rimane una scelta ipocrita. Per far capire ai medici che la cannabis può essere una cura ci vuole più formazione nelle Università. Il danno del proibizionismo si avverte innanzitutto sul campo della ricerca medica e scientifica”. Rimane la speranza che la legalizzazione possa essere riproposta nella prossima legislatura, questo tipo di leggi infatti vale per due legislature. Intanto, dopo la pausa estiva, i Radicali hanno ripreso da qualche settimana i loro corsi di “autocoltivazione” della cannabis nelle piazze italiane. Non senza qualche “incidente” con le forze dell’ordine.