Da ieri è in vigore la legge sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat), grazie alla quale ognuno potrà redigere e depositare un proprio Testamento biologico, o Biotestamento, con le indicazioni delle terapie sanitarie che intende o meno ricevere nel caso non si sia più in grado di prendere decisioni o esprimere chiaramente la propria volontà. Attivatisi per tempo – sollecitati dalle richieste di chi vive dolorose e irreversibili condizioni di salute –, i Comuni si sono fatti trovare già pronti e al momento sono 253 (su quasi 8 mila) quelli che hanno aperto un apposito Registro presso cui depositare il testamento biologico: 50 lo hanno attivato nell’ultimo mese, mentre aumenta la domanda da parte dei cittadini.
L’Anci a inizio febbraio inviterà tutti i Comuni a “mettere la massima attenzione su questa norma tanto attesa”, ricorda il sindaco di Prato Matteo Biffoni. A Pisa il Comune dovrà cambiare l’ufficio che accoglie le Dat: dal 2009 era l’Urp, ora il registro passa allo Stato civile. “Mancano ancora i regolamenti attuativi”, spiega Biffoni, “i comuni si stanno attrezzando. Non c’è uniformità, ma legge lascia ampia libertà di azione sulla modulistica”. Per ora farlo è impossibile a Roma e a Bari. Avanti Torino, Milano, Bologna, Palermo, che si erano mosse già prima della riforma. Ovunque, il grande assente è il fascicolo elettronico: le disposizioni del cittadino sono valide, ma non sono in rete.
Intanto, il Consiglio nazionale dei notai ha “quasi ultimato” un Registro nazionale delle Dat, “non accessibile al pubblico per motivi di privacy e senza costi per lo Stato”, che sarà “consultabile da parte di tutte le aziende sanitarie” del Paese.
Il numero dei Testamenti biologici complessivamente dichiarati nei Registri dei comuni non è ad oggi noto, ma sono arrivati a ben 14mila solo quelli depositati presso l’Associazione Luca Coscioni. A fotografare la situazione è la stessa associazione, sottolineando come i Registri al momento operativi siano in grado di raggiungere un bacino di circa 12 milioni di cittadini.
Il podio delle regioni con più registri attivi è occupato da Emilia-Romagna (oltre 40), Toscana (30) e Lombardia (17). Il Registro è stato attivato anche in una intera Regione (il Friuli Venezia Giulia). A Milano, ha aperto oggi lo sportello del Comune dove è possibile consegnare le Dat. A Napoli, invece, il Comune si è dotato di un Registro dal 2014 e ad oggi sono 22 le trascrizioni depositate. A Torino il Registro è del 2011 e gli iscritti sono 837.
Ad ogni modo, anche laddove non vi siano Registri comunali, sottolinea l’associazione Coscioni, le persone possono comunque rivolgersi a un notaio per comunicare le proprie Dat. Vi sono poi anche soluzioni alternative: è il caso della chiesa valdese di Milano, che ha aperto uno sportello pubblico per depositare il Biotestamento.
Da oggi “non solo entra in vigore la possibilità di redigere il proprio Biotestamento con valore di legge, ma ciascun paziente ha il diritto a interrompere qualsiasi tipo di terapia, inclusa l’alimentazione e l’idratazione forzata, e di farlo senza soffrire, dunque sotto sedazione”, afferma Marco Cappato, tesoriere della Coscioni.
Dalla “grande quantità di domande che ci pervengono – spiega – possiamo affermare che il grado di conoscenza di questa legge da parte degli uffici comunali, ma anche dei medici, è tuttavia ancora molto basso. La ministra della Salute, invece di inseguire l’obiettivo impossibile di una imposizione di coscienza non prevista dalla legge, dovrebbe innanzitutto mettere in atto un piano di informazione sistematica e capillare”.
Da quando è stata approvata la legge, lo scorso dicembre, rileva Cappato, “sono stati 3.000 i moduli scaricati dal nostro sito, 1.000 solo nelle ultime 24 ore. Inoltre, 1.000 persone ci hanno contattato per chiedere informazioni”.
Dall’Associazione Coscioni, infine, un impegno preciso: “Ci prepariamo a presentare denunce penali contro eventuali provvedimenti di questo o dei futuri governi che mirassero a introdurre inesistenti possibilità di imposizione di coscienza da parte delle strutture sanitarie private sulla pelle dei cittadini malati”.