Acqua all’arsenico, secondo il Cnr sono 110 i comuni in cui la concentrazione di arsenico non riesce ancora a rientrare nei limiti stabiliti dalla legge. Quasi tutti concentrati nel Lazio, dove se ne contano ben novanta.
Sono, dunque, 110 e concentrati in Lazio (90) e Toscana (11) i Comuni in cui la concentrazione di arsenico nell’acqua non riesce ancora a rientrare nei limiti stabiliti dalla legge, cioè 10 microgrammi per litro e quindi possono godere di una deroga che alza il limite massimo a 20. E’ quanto indica l’Istituto di ricerca sulle acque del Consiglio nazionale delle ricerche (Irsa-Cnr) sulla base di una elaborazione Cittadinanzattiva-Legambiente.
Il provvedimento di deroga interessa in totale oltre 963mila persone, la maggior parte a Viterbo (315.523) e poi a Latina e Roma per il Lazio mentre in Toscana la popolazione più colpita è nella provincia di Livorno (105.431), seguita da quelle di Arezzo, Pisa e Siena.
E’ una normativa europea che prevede una quantità massima di 10 μg/l di arsenico nelle acque destinate a consumo umano, valore limite che mira ad assicurare una condizione sicurezza nell’intero arco della vita. Per l’arsenico nelle acque destinate a consumo umano il valore limite mira ad assicurare una condizione di sicurezza nell’intero arco della vita. Sono previste deroghe triennali e gli stati membri possono richiederle per un numero massimo di tre volte per risolvere i problemi che non consentono il temporaneo rispetto del valore limite e non per chiedere altre deroghe.
Nel complesso, “in Italia l’acqua è di buona qualità tanto che abbiamo il terzo posto in Europa”, spiega il direttore dell’Isra-Cnr, Vito Felice Uricchio precisando che la presenza di arsenico nell’acqua è “abbastanza diffusa” ed è “legata all’assetto geologico”, in particolare all’origine vulcanica delle rocce, oppure all’azione dell’uomo, cioè all’industria o all’uso di erbicidi. Guardando la mappa delle falde acquifere in Italia, l’arsenico supera il limite di legge oltre che in Lazio e Toscana, anche in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Campania e Sardegna ma, spiega Uricchio, il problema viene aggirato prelevando “acqua di ottima qualità da invasi, laghi e altri bacini”.