Un capitale umano e professionale da non mortificare, da non disperdere, ma da valorizzare
Ancitel SpA è stata fondata nel 1987, quando l’Anci ha maturato la consapevolezza che non poteva limitarsi soltanto alla rappresentanza politico-istituzionale dei bisogni e degli interessi delle autonomie locali, bensì doveva fornire anche supporti concreti ai Comuni in un periodo di grandi mutamenti. La felice intuizione di fondo che ispira l’operazione consiste nel coniugare la nascente telematica con un pacchetto di servizi-base in grado di dare agli enti locali un primo sostegno operativo in termini di informazione e consulenza tecnico-giuridica. Nasce così nel 1990 il servizio, ormai storico, di Anci Risponde che eroga in tempo reale consigli e suggerimenti in merito all’applicazione della legge 142/90 e 241/90, due pietre miliari della riforma del sistema della Pa locale. Negli anni successivi, Ancitel cresce in termini di fatturato, di prestigio presso i Comuni e di personale, acquisendo professionalità e competenze nuove. Progressivamente, dal primo nucleo dei servizi di base l’azienda evolve qualificandosi sempre più come anello di congiunzione fra Pa centrale e Pa locale. Si passa così alla gestione di progetti e servizi di rilievo nazionale.
Con l’avvento del Terzo Millennio si cominciano a evidenziare alcuni limiti e criticità della mission aziendale. Fattori di crisi che vengono in gran parte determinati dalle scelte del socio di maggioranza, ossia dalla stessa Anci, che inizia a scorporare settori floridi e remunerativi dalla compagine aziendale dando vita ad altri soggetti societari (Newco). Si parte con il settore della formazione, dal quale nasce Formautonomie; segue il settore dell’ambiente, che genera Ancitel Energia&Ambiente. Ma non basta: viene anche tolto il servizio SPRAR (oggi gestito da Cittalia, una sorta di centro-studi), che attualmente sta assumendo un ruolo centrale nella gestione delicata e problematica delle crescenti ondate migratorie. Il colpo di grazia viene assestato con lo scorporo del servizio INA-Saia, poi affidato a Sogei, sul quale Ancitel aveva costruito il proprio core business: la circolarità del dato anagrafico.
A queste pesanti sottrazioni di ambiti operativi, e dei connessi ricavi, non si accompagna tuttavia un corrispondente trasferimento alle nuove società del personale addetto, determinando di conseguenza un serio sbilanciamento nei conti aziendali (+costi –meno ricavi). E siamo all’oggi: una situazione d’incertezza e di navigazione a vista che si protrae da oltre un triennio, ingenerando sfiducia e preoccupazione nel personale per il proprio futuro lavorativo. Una situazione che ha visto finora il socio di maggioranza non assumersi la responsabilità e l’onere di elaborare un’adeguata e affidabile strategia di sviluppo per una società che riteniamo possa ancora contribuire in maniera significativa al rinnovamento del sistema delle autonomie locali. E anche le proposte dell’ultima ora, al momento avvolte nelle nebbie, richiedono comunque una visione politica di lungo respiro sul riordino del sistema di società e fondazioni costruito negli anni dall’ANCI, puntando a rimuovere le cause prossime e remote delle cosiddette inefficienze in un’effettiva “operazione trasparenza”. Intanto si mina, invece, l’opportunità per l’azienda di acquisire nuove commesse.
Riaffermiamo con forza che Ancitel è una società che dispone di un capitale umano ricco e dinamico, pronto a “rimboccarsi le maniche” per ripartire, nonostante i sacrifici già sopportati (un biennio di solidarietà e la grave prospettiva di perdere il contratto integrativo – ossia il 20% del proprio reddito medio – conquistato in anni di impegno). Un capitale che non può e non deve essere mortificato e disperso, ma valorizzato.
Ancitel ha servito per circa 30 anni i Comuni e la loro Associazione, seguendo sempre le indicazioni che da essa provenivano, con serietà, professionalità e dedizione. Non merita, pertanto, una fine ingloriosa. Aspira invece a una nuova stagione di crescita, di rinascita e di riqualificazione.
La RSU di Ancitel