“Sono favorevole alle unioni e anche alle fusioni fra i piccoli Comuni”. E’ l’appello lanciato da Virginio Brivio, 57 anni, Sindaco di Lecco al secondo mandato e dallo scorso settembre anche presidente di Anci Lombardia. Il tema è serio e merita attenzione. La Lombardia, Regione italiana all’avanguardia, è la locomotiva del Paese, ma ha una caratteristica che assume sempre i più i connotati della criticità: è divisa amministrativamente in 1.516 Comuni che la compongono. Cinque volte di più della Sicilia (390), il cui territorio è anche più esteso. Un puzzle disomogeneo ed eccessivamente frammentato per geografia e storia che può costituire un freno ai processi d’innovazione economica e industriale in corso, anche considerando che la Regione deve fare i conti con un esercito di piccoli Comuni (quelli sotto la soglia dei 5mila abitanti) i quali rappresentano il 69,1% del totale. La maggior parte si concentra nelle province di Sondrio e Lodi, la fascia montana e quella di pianura, dove peraltro si registrano anche i più alti tassi d’invecchiamento della popolazione regionale. “Molti fanno fatica e per questo guardano con interesse alle unioni, che peraltro noi supportiamo con studi di fattibilità preventivi – spiega Virginio Brivio e aggiunge – L’esperienza mi dice che le associazioni portano solo benefici: migliori servizi ai cittadini e razionalizzazione della spesa, oltre a un più proficuo scambio di professionalità tra i diversi enti. Anzi, mi spingo oltre: personalmente sono favorevole alle fusioni anche dei Comuni che piccoli non sono, perché le risorse a disposizione saranno sempre meno e sarà sempre più importante gestirle al meglio”. Si tratta soltanto di un problema di risorse, sempre più scarse, da risparmiare, dunque? A una domanda che sorge spontanea, risponde con chiarezza: “Anche, ma guai se si limitasse solo a questo. Amo ripetere che i confini dei Comuni non sono i confini dei problemi. Le gestioni associate privilegiano i servizi, ma serve una sguardo più ampio in sede di pianificazione del territorio, che poi è il compito della politica che deve rimanere centrale. È inutile che tre Comuni confinanti – prosegue il ragionamento – costruiscano ognuno tre piccole palestre. Meglio progettarne una, più grande e con tutti i requisiti a norma per le varie discipline. Così si fa il bene della comunità e si risparmiano effettivamente risorse”. Si potrebbe obiettare che alcuni tentativi di unione falliscono scoraggiando altri enti a seguire quella strada… “L’esperienza mi dice che il banco salta per campanilismi o personalismi, più che per ragioni politiche vere, di destra o sinistra”, replica il Sindaco Brivio.