Non ci sono i tempi tecnici per passare in rassegna gli almeno 150 mila nomi che affolleranno le schede elettorali nei circa 1.400 comuni chiamati al voto. Per questo motivo la Commissione Antimafia ha intenzione di mettere a punto un lavoro di osservazione ad hoc delle liste per le amministrative del 5 giugno nei comuni sciolti per mafia, in quelli precedentemente sciolti per mafia e mai tornati a votare per esempio per mancanza di liste (come il comune di Platì) e in alcuni comuni che hanno avuto la commissione d’accesso e sono in commissariamento, come Roma e Brescello. Si tratta in tutto di una decina di comuni. Lo ha reso noto la presidente della Commissione Rosy Bindi, che presenterà una proposta all’ Ufficio di presidenza.
“C’è stata in Ufficio di presidenza una sostanziale unanimità sulla relazione che ho illustrato la volta precedente e che è sostanzialmente pronta”, ha spiegato Bindi.
La presidente dell’Antimafia ha spiegato che la relazione “annuncia la impossibilità da parte della Commissione di fare un lavoro su tutte le liste delle amministrative, con 1400 comuni che vanno al voto: si tratta di più di 150 mila candidati. I tempi e gli strumenti che abbiamo a disposizione sono limitati e non ci consentono di fare questo lavoro e qualunque campionamento sarebbe stato arbitrario”.
“Nella relazione – ha proseguito – si denunciano due dati di fatto che sono per noi segno di particolare preoccupazione: sono proprio le amministrazioni locali il primo varco delle mafie nelle pubbliche amministrazioni, nei rapporti con la politica e anche nell’economia. Quindi il nostro allarme è particolarmente forte. Si va a votare in molte realtà nelle quali le mafie hanno dimostrato di essere luoghi di insediamento”. “Ho avuto mandato a elaborare una proposta che farà parte della relazione e che si caratterizza intorno a questi comuni che non potranno non essere oggetto di valutazioni da parte dell’Antimafia”. E tuttavia, per la Commissione, “la mera applicazione del nostro Codice non è sufficiente a fare l’effettiva foto del rischio di infiltrazione mafiosa. Su queste realtà faremo una relazione che andrà oltre l’applicazione del Codice. Vogliamo acquisire informazioni che vadano oltre il semplice dato giudiziario legato al carico pendente dei reati”.